sabato 27 aprile 2013

“Sii responsabile di te stesso”


Tratto da “Rikhiapeeth Satsang” di Swami Satyananda Saraswati pag.3


Ogni individuo è responsabile di se stesso e noi dovremmo esserne consapevoli. Nessuno può cambiare un’altra persona.
Questa è la conclusione alla quale sono arrivato. Ogni persona è responsabile nel cambiare i suoi buoni o cattivi aspetti. Io sono colui che può correggere me stesso, tu non puoi farlo e la polizia non può farlo.
Tutti i saggi hanno detto che qualsiasi cosa è dentro di te: gioia, dolore, alcolismo o qualsiasi altra brutta abitudine, non è possibile per qualcun altro rimuoverla dalla tua vita.
Tu dovresti accettare le buone qualità attraverso le tue convinzioni ed eliminare le qualità indesiderate sempre attraverso le tue convinzioni. Se sei convinto di essere nel giusto continua così, se sei convinto di stare sbagliando, smetti.
Ho insegnato per tutto il mondo e quando la gente mi chiedeva se dovesse smettere di bere, io replicavo loro: “ se tu vuoi bere, bevi. Io non do giudizi su questo”.
Comunque se tu vuoi abbandonare un tratto negativo, non diventarne ossessionato: sii indifferente. Più ossessionato sei e più fortemente ti terrà stretto nella sua morsa. 
Hatha yoga è una soluzione per sbarazzarsi da tutte le impurità.
Hatha yoga include: asana, pranayama, mudra e bandha.
Fai tre o quattro asana ed uno o due pranayama ogni giorno.
Ci sono solo tre tipi di pranayama: inspiro, espiro, ritenzione. Questi tre vengono usati in vari modi nelle differenti pratiche.
Ci sono molti mudra, prendine due o tre, quelli che preferisci.
Bandha significa stringere, stringere muladhara, vishuddi o manipura. Quindi pratica asana, pranayama, mudra e bandha per mezz’ora/quarantacinque minuti, non di più.
E non pensare che stai praticando per liberarti dall’alcolismo.
Smettere di bere non è lo scopo della tua vita.
Lo scopo della tua vita non è combattere i tuoi vizi, perché non esiste nulla chiamato “vizio”.
Un vizio è come un’ombra, come un albero ha un’ombra.
Per rimuovere l’ombra tu devi tagliare l’albero.
Non c’è una sola  qualità negativa che esista dentro di te, ce ne sono molte.
Esse sono tutte ombre, maya, irreali.






sabato 20 aprile 2013

Il tempo - 2


   Satsang di Swami Sivananda Saraswati 


L’incertezza della vita terrena

Le foglie della vita stanno cadendo. La gioventù svanisce. I giorni passano. Il tempo, il grande distruttore, appoggia le sue mani di ghiaccio sul mondo intero. L’esistenza in questo mondo è momentanea come una bolla o un fulmine.
Un dottore parla al telefono, sale le scale e ha un attacco cardiaco. Un uomo perde il padre. Il giorno dopo perde anche il figlio. Questa è l’incerta natura della vita eppure lo stolto spreca ancora il proprio tempo. È così matto da pensare che vivrà per sempre quando chi è nato prima di lui e dopo di lui è morto. È con questa strana idea che rinvia il suo sadhana.

Come utilizzare il tempo

Come gli uomini d’affari che sono molto attenti al loro tempo a disposizione, così gli aspiranti spirituali devono avere cura del loro tempo e utilizzarlo per contemplare Dio. Non sprecheranno una sola parola. Utilizzeranno ogni secondo al servizio di Dio. Questo è il motivo del loro silenzio e del perché si nascondono nelle caverne himalayane. Se ti prendi cura dei secondi, le ore si prenderanno cura da sole.
Di sicuro il tempo è prezioso. Non torna indietro. Si srotola a una velocità tremenda. Quando la campana suona, ricordati che ti stai avvicinando alla morte. Quando l’orologio batte un colpo, ricordati che già un’ora della tua vita è stata sottratta dal tuo tempo. Devi tremare di paura e dire: “La morte si sta avvicinando. Sto perdendo il mio tempo. Quando realizzerò l’obiettivo della mia vita? Quando mi libererò dal flusso del Samsara?”
Il tuo compleanno ti ricorda che la tua vita si è accorciata di un anno. In quel giorno prendi una risoluzione precisa, di rendere il tuo futuro più fruttifero e utile. Non rimandare la semina, non c’è certezza nella tua vita. Quello che ti proponi di fare domani, fallo oggi, in questo istante. Fai durante il giorno quello che ti renderà felice la notte. Nella prima parte della tua vita fai quello che ti renderà felice in vecchiaia. Nel corso della tua vita fai quello che ti renderà felice dopo la morte.
Prima di andare a letto siediti e ricordati delle azioni che hai fatto durante il giorno. Se hai asciugato le lacrime anche di una sola persona con una parola di conforto, hai gettato un seme, hai utilizzato bene il tuo pezzo di terra. Hai fatto un atto che piace a Dio. Ma se non hai fatto nulla che porti sollievo a qualcuno, se non hai detto una sola parola che possa alleviare il cuore di una persona in agonia, quel giorno hai vissuto invano.
La vita è un anello nella catena del tempo. Se perdi tempo, perdi la tua vita. Cerca di comprendere l’importanza del tempo. Non puoi salvare un secondo una volta che lo hai sprecato inutilmente. Il tempo è prezioso. Non scherzare con il tempo, utilizzalo al meglio che puoi. Utilizza ogni secondo per fini e scopi spirituali.

La natura del tempo

Il tempo è una creazione della mente. È un’illusione. Quando la tua mente è concentrata, due ore passano come se fossero cinque minuti. Se la mente è distratta e girovaga, mezzora dura quanto due ore. Questa è l’esperienza di ognuno. Anche nei sogni, molti eventi che percorrono un periodo di cinquanta anni si manifestano nell’arco di dieci minuti. Il tempo non è altro che uno stato della mente. È kala shakti. E’ un’illusione.
Senza la mente, non c’è concetto di tempo. Se annienti la mente andrai oltre il tempo, entrerai nel reame del Senzatempo. Vivrai nell’Eterno, nell’Assoluto non c’è tempo. Il tempo è una misura, un insieme di esperienze. Ti siedi per pranzo all’una e ti alzi alle due, hai speso un’ora per mangiare. C’è un intervallo fra le due esperienze ma quando c’è un’esperienza omogenea nel Sé, come può esserci il tempo?

Ieri, oggi, domani

Il tempo è senza forma ma può manifestarsi quando qualcosa si muove in natura. Le ruote del tempo sono misteriose. Passato, presente e futuro sono relativi. Il presente diventa passato. Il futuro diventa presente. Solo il presente è reale. Vivi sempre nel presente. Oggi diventa ieri. Ieri è la memoria di oggi. È solo un ricordo. Domani é il sogno di oggi. Vivi solo nel presente concreto. Sbarazzati di ieri e di domani. In Dio, non c’è né passato né futuro, è tutto eternità. È solo presente concreto. Il presente è la realtà.
Non si può rimediare al passato. Non si é certi del domani. L’unica cosa da fare è quella di rendere l’oggi il più fruttifero possibile. Ieri se ne é andato, dimenticatene. Il domani non è ancora qui, non preoccupartene. Oggi è il presente, usalo bene. L’oggi è tuo, il domani potrebbe non arrivare. Non preoccuparti del passato che è morto o del futuro che non è ancora nato ma concentrati sull’oggi, sul presente eterno

.
Vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo. Ogni momento è virtualmente importante; ogni giorno è come girare una nuova pagina e ogni anno è come l’inizio di una nuova speranza.
(2 – fine)


mercoledì 17 aprile 2013

Il tempo


Satsang di Swami Sivananda Saraswati

Il tempo è più prezioso dei soldi. Il tempo è più prezioso della cosa più preziosa del mondo. È il tesoro più ricco. Il tempo è l’anima del mondo. È la vita e va utilizzato proficuamente per scopi spirituali. Non bisogna perdere neanche un secondo.
Il tempo è senza forma ma divora ogni cosa. Non risparmia nessuno, è implacabile. Il tempo è Lord Yama. Il tempo è Kala. Distrugge anche quello che apparentemente sembra durevole. Lui non risparmia neanche la persona più grande. Pervade e controlla ogni cosa, assume la forma di un fuoco ardente durante la dissoluzione e riduce il mondo intero in cenere. Nessuno può fermare il suo corso. Solo i saggi, i profeti e i santi che hanno compreso Dio e che si sono realizzati in lui possono sottrarsi alla sua potenza.
L’Eterno è senza tempo. Il Brahman trascende il tempo. Il Brahman è eterno. E’ una realtà senza tempo. Questo mondo scomparirà con tutti i suoi abitanti. Il sole, la luna e le stelle spariranno. Le gioie e le pene svaniranno. I cinque elementi, la terra e il paradiso si dissolveranno. Solo il Brahman, il puro Satchidananda, splenderà in eterno. Raggiungi il Brahman e conquisterai il tempo. Trascendi il tempo e diventerai uno con l’Eternità.

La natura effimera della vita sensuale

Il mondo è un gioco di colori e suoni. L’universo dei sensi è un gioco del sistema nervoso. È uno spettacolo ingannevole sostenuto dai giochi di prestigio di Maya, della mente e dei sensi. Si gode dei piaceri sensuali per un periodo di venti anni, quando i sensi sono giovani e forti. Che cos’è un periodo così breve nell’arco dell’eternità? Che cos’è questa monotona vita sensuale se confrontata con la vita eterna e pacifica del Sé?
Essere troppo immersi in questo mondo così fluttuante significa farsi travolgere dalle delusioni e dal dolore. Riflettendo sul tempo, che è eterno per sua natura, i cento anni della tua vita sono attimo, un istante. E allora com’è che stimi la tua vita in modo così esagerato e ti svilisci così tanto a causa dei desideri insaziabili?

Lo scopo della vita umana

Sei arrivato in questo mondo con uno scopo preciso. La vita non è fatta per mangiare, bere, vestirsi e procreare. C’è qualcosa di grande e sublime, c’è una vita eterna fatta di beatitudine. Ogni secondo deve essere utilizzato al meglio per raggiungere questo obiettivo. La vita è breve. Il tempo scappa. Gli ostacoli sono tanti. Dedicati diligentemente al sadhana yogico. La vita è una bolla di due secondi, arrivi da solo e te ne vai da solo. Nessuno ti seguirà. Arrivi nudo e nudo te ne andrai. Dedicati ai bajan, ai kirtan, solo loro ti seguiranno.
C’è gente che diventa grande e importante perché ha proficuamente utilizzato ogni secondo. Tieni un diario giornaliero, riduci le tue ore di sonno, lascia stare le chiacchiere, osserva il silenzio. Cerca di capire il valore del tempo. Stabilisci una routine giornaliera e seguila diligentemente. Cresci. Evolviti. Espanditi. Cerca di avere successo nella vita. Realizza Dio. Rifletti. Medita. Tira fuori la tua coscienza spirituale.
(1 – continua)

domenica 14 aprile 2013

Quali miglioramenti potrebbero essere apportati nell’educazione e nella crescita dei bambini? di Swami Satyananda Saraswati


Come esseri umani dobbiamo compiere dei doveri che portano benefici a noi stessi e alla  società in cui viviamo. Se il bambino è troppo piccolo per compiere i suoi doveri, un adulto glieli deve ricordare in modo dolce e pacato o, eventualmente, anche con il rimprovero. Quest’ultimo può essere usato  soltanto se il bambino si sente amato della persona adulta.  Ad esempio ad un bambino che si comporta male il padre dirà: “ devi comportarti bene altrimenti non voglio avere niente a che fare con te”.  Di certo il padre rimprovera suo figlio perché lo ama e non perché lo detesta e questo deve essere compreso.

Talvolta il timore è necessario per lo sviluppo della personalità e la realizzazione del proprio scopo. Se non esiste timore dilaga l’isterismo. L’isteria è uno stato psichico anormale. Pensieri e comportamenti isterici costituiscono un grave problema psicologico. Per condurre il bambino fuori da questa situazione, a volta il rimprovero può essere fondamentale, tenendo presente che quest’ultimo può avere effetti negativi. Se un bambino pensa che qualcuno lo odia viene istillato un sentimento di paura e ciò influisce negativamente sullo sviluppo della personalità, per questo motivo è necessario far sentire amore e tolleranza nei confronti del bambino e non suscitare in lui il sentimento della paura inutilmente.

I rapporti genitori – figli peggiorano ogni giorno sempre di più. A ciò si aggiunge il fatto che i genitori hanno adottato schemi di pensiero e comportamento anormali e i figli ne ereditano i samskara. Padre e madre amano il loro figlio così tanto da farlo divenire il centro dei loro attaccamenti.  Un’ educazione adeguata, svolta nella propria casa, diventa allora insufficiente. Il bambino, essendo in legame costante coi genitori, non riesce a liberarsi dai loro samskara e dalle loro influenze. Padre e madre non possono mai educare un figlio senza l’aiuto della loro famiglia d’origine: nonni, nonne, zii ecc. Il bambino impara così come comportarsi in loro compagnia, e sviluppa un senso di comportamento più maturo, cosa che al giorno d’oggi non avviene.
Ancor più dei genitori sono i nonni a svolgere un ruolo fondamentale nello sviluppare un profilo psicologico più maturo nei bambini.  Quando i bambini vivono coi nonni hanno un comportamento più maturo. Se questo non accade il loro comportamento sarà completamente diverso. Durante la crescita avranno problemi non solo a casa ma anche con gli insegnanti a scuola e regnerà l’anarchia.

Sebbene l’attuale sistema educativo stia sviluppando metodi di insegnamento migliori e più completi, la relazione studente –insegnante è in costante declino. Si dovrebbe costruire un codice etico condiviso dagli insegnanti ed automaticamente si creerà un codice etico tra gli studenti.
Prima di tutto gli insegnanti devono agire seguendo un ideale ed i ragazzi reagiranno in modo più positivo perché ritengo che essi siano per loro natura idealisti. La mente del bambino odia manierismi artificiali, lo sfarzo e l’ostentazione. Se capisce che state mentendo non sarà mai d’accordo con voi.

Quando i bambini crescono in un ambiente idealista con genitori, amici ed anziani, ne sono influenzati molto positivamente. In India c’è un fantastico sistema educativo chiamato gurukul.  Guru significa “insegnante” ekul  significa “famiglia”.
In passato il guru viveva lontano dalle città., in villaggi o nella giungla, con sua moglie e la sua famiglia., coltivavano un piccolo appezzamento di terra dove vivevano senza avere legami col mondo esterno. Gli allievi  andavano ad abitare col guru e la sua famiglia per un periodo di 10 o 12 anni apprendendo la letteratura, le arti ed il tiro con l’arco. Esistevano guru diversi per le varie discipline.
  
Anche oggi in India ci sono molti buoni gurukul dove gli allievi vengono cresciuti come i figli del guru stesso. La mattina si svegliano presto in un’atmosfera familiare, poi si dedicano alla preghiera, al gioco, allo studio e sono coinvolti in molte altre attività. I ragazzi restano col guru per molti anni conducendo uno stile di vita semplice, puro e sacro. Non fanno ritorno a casa loro fino a quando non hanno completato gli studi. La vita dell’insegnante e degli allievi all’interno del gurukul è esemplare ed idealistica. I ragazzi proveniente dal gurukul sono molto disciplinati, beneducati ed intelligenti.
  
Il problema dell’educazione, secondo me, inizia a casa.  Mentre i figli desiderano genitori con degli ideali, i genitori vogliono figli obbedienti, efficienti, intelligenti ma senza ideali. Ne risulta che i figli non sono in grado di costruire la propria filosofia di vita e perciò per loro è difficile esprimersi e crescere in  armonia con la propria natura.  Se i giovani hanno perso la bussola, la colpa è dei genitori. Sono incapaci di dare una guida adeguata ai propri figli e costruire uno schema mentale che il figlio deve sviluppare. In occidente nemmeno l’educazione di stampo religioso è riuscita ad influenzare l’educazione dei più giovani.
Sembra una malattia incurabile.
 Qualcosa deve accadere, forse una guerra o una rivoluzione, per risolvere le cose.

Friday, February 13, 2009

mercoledì 10 aprile 2013

PRANAYAMA DI SIVANANDA (Yoga Magazine Mag-Ago 2009)


PRANAYAMA DI SIVANANDA (Yoga Magazine Mag-Ago 2009)

Siediti comodo su  una sedia, sul  divano o una poltrona. Aspira l’aria attraverso le due narici fino a che ti risulti comodo. Ritieni il respiro senza forzare troppo tempo e ripeti il tuo ishta mantra o la sillaba Om mentre trattieni il respiro. Poi espira lentamente e comodamente. Non è necessario applicare una proporzione tra inspiro, espiro e ritenzione, è sufficiente che inspiro ed espiro siano lunghi e profondi.

I benefici di questo pranayama sono incalcolabili: si rilassano tutti i muscoli e si tonificano  i nervi, si stimola la circolazione, l’intero essere ritrova ritmo e armonia; la mente si calma mentre nasce in te un sentimento di pace e beatitudine. Puoi praticare la mattina sdraiato a letto, la tua mente sarà vigile per praticare japa edhyana. Puoi praticare quando la mente sta per perdere il suo equilibrio a causa di pulsioni di lussuria, ira o qualsiasi altra vritti; in questo modo la mente si riempirà di un grande potere che impedirà che queste vritti indesiderate la disturbino. Puoi praticare prima di iniziare lo studio: la mente si concentrerà facilmente e quello che stai studiando rimarrà impresso nella tua mente in forma indelebile. Puoi praticare durante il lavoro in ufficio; ciò permetterà ogni volta  di acquisire rinnovato vigore e di non sentire mai la stanchezza. Quando torni a casa dal lavoro puoi praticare questo pranayama e ti ricaricherà di energia fresca. Il maggior vantaggio è che una volta che cominci a farlo lo farai frequentemente, la tua mente non troverà una scusa per non praticare questo ati sukha-purvaka pranayama, questo comodo e facilissimo pranayama che ha tutti i vantaggi del pranayama senza le sue “norme e regole”. Comincialo subito!

Istruzioni per il pranayama

1-     All’alba siediti per la pratica yogica dopo aver svuotato l’intestino e la vescica. Pratica la mattina in una stanza secca e ventilata.
2-     Il pranayama richiede concentrazione e attenzione profonda. Pratica da solo e assicurati che nessuno ti disturbi.
3-     Prima di sederti per fare i tuoi esercizi di pranayama, pulisci a fondo le narici.
4-     Non sforzare i muscoli del viso durante il kumbhaka. Se ti succede è il segnale che stai andando oltre le tue capacità.
5-     Puoi anche praticare pranayama appena sveglio, prima di japa o meditazione. La pratica alleggerirà il tuo corpo e ti preparerà alla meditazione.
6-     Mantieni una durata di tempo fissa per la pratica che ben si adatti alle tue necessità e alla tua disponibilità.
7-     Inspira ed espira sempre molto lentamente e fai in modo che il tuo respiro sia silenzioso. In pranayama come bhastrika o kapalbhati puoi produrre un suono ma fai in modo che sia il più lieve possibile.
8-     Non muovere il corpo inutilmente, poiché questo distrae la mente e non grattarti. Durante pranayama, japa e meditazione, il corpo deve essere fermo e stabile come una roccia.
9-     Non aspettarti benefici con una pratica di due o tre minuti. All’inizio è necessario dedicare alla pratica almeno 15 minuti al giorno.
10- Il principiante deve cominciare con puraka e rechaka senza fare kumbhaka durante i primi giorni di pratica.
11- All’inizio deve essere applicata una ratio tra puraka, rechaka e kumbhaka. In tutti gli esercizi ripeti il mantra di Rama, Shiva, Gayatri o qualsiasi altro mantra, oppure tieni il conto numerico a seconda delle tue inclinazioni. Gayatri o la sillaba Om sono la misura di tempo migliore per il pranayama.
12- L’espiro deve essere il doppio dell’inspiro.
13- Aumenta progressivamente il tempo del kumbhaka. Ritieni per 4 secondi durante la prima settimana, 8 durante la seconda, 12 la terza e continua progressivamente fino a raggiungere la tua capacità massima.
14- Devi calibrare puraka, rechaka e kumbhaka in modo da non avere mai una sensazione di fastidio o di soffocamento. Non dovresti mai avere la necessità di respirazioni normali durante i vari cicli. La durata delle varie fasi del respiro deve aggiustarsi in modo naturale.
15- All’inizio devi contare numericamente e vedere come progredisci. Durante la fasi avanzate non è necessario distrarre la mente contando, i polmoni ti indicheranno quando sei arrivato ad un conto adeguato.
16- Non prolungare inutilmente l’espiro, se lo fai, l’inspiro successivo sarà affrettato e quindi si modificherà anche il ritmo. Devi seguire attentamente il ritmo di puraka, rechaka e khumbaka in modo da poterlo fare in modo comodo e attento non solo per un ciclo ma per tutti i cicli previsti.
17- Quando avrai fatto progressi nella pratica non dovrai né contare né seguire il tempo poiché ti sarai assestato in modo naturale nella proporzione normale per la forza dell’abitudine. L’unità di tempo e la proporzione corretta arriveranno da sole quando progredirei nella pratica di puraka, rechaka e kumbhaka se riuscirai a praticarli comodamente.
18- Un altro fattore importante è tenere un controllo effettivo dei polmoni al termine del kumbhaka, in modo che rechaka possa avere luogo in proporzione con puraka.
19- Non praticare pranayama fino allo stremo, devi sempre avere allegria e benessere durante e dopo la pratica, dovresti terminare pienamente rivitalizzato.
20- L’esperienza e la pratica ti porteranno alla perfezione. Sii saldo e fermo.
21- Dopo la pratica bevi una tazza di latte o  un piccolo spuntino dopo circa dieci minuti.
22- Mangia un po’ di ghee (burro chiarificato) con riso durante i pasti. Questo lubrifica l’intestino e permette ai gas di muoversi liberamente ed uscire.
23- Non lavarti subito dopo la pratica del pranayama, riposa per almeno mezz’ora. Se durante la pratica hai sudato, non asciugare il sudore con un telo ma  strofinati con le mani;  non stare in mezzo alla corrente se sei sudato
24- Evita assolutamente gli eccessi nel parlare, mangiare, dormire, uscire con gli amici ed esercitarti fisicamente.

domenica 7 aprile 2013

Il potere della musica di Swami Sivananda Saraswati


La musica è la più antica delle arti. È il mezzo di espressione delle emozioni. La musica accende l’amore e suscita speranza. La musica ha innumerevoli voci e strumenti. La musica è nei cuori di tutti gli uomini e tutte le donne. La musica è sulle loro lingue, è nel vento e nelle onde. La musica è nell’usignolo. È nelle stelle del cinema e nei musicisti. È nei concerti, nelle orchestre, nei teatri. C’è musica nei ruscelli. C’è musica nel pianto dei bambini. C’è musica in tutte le cose se hai le orecchie per ascoltare.

Il suono è la prima manifestazione dell’assoluto. Caricato al massimo con la forza trascendente dell’anima, il suono è in tutta la creazione il potente principio che influenza ampiamente e porta sotto controllo in modo efficace tutte le altre manifestazioni. Si possono citare molti esempi a testimonianza della forza del suono sia sull’individuo sia sul cosmo.

Abbiamo sentito come Tansen sia stato capace di far piovere con il Megha Raga, come abbia acceso una lanterna cantando il Deepaka Raga. Ci sono racconti di come i lama tibetani abbiano allontanato le nuvole portatrici di pioggia o raccolto le nuvole per farle piovere soffiando nei corni e nelle trombe e percuotendo i tamburi.

Abbiamo anche sentito come il cervo sia intrappolato dai suoni dolci, come il cobra sia incantato dalla musica dolce. Nada (ndr il suono) intrappola la mente. La mente si dissolve nel dolce nada. Sii consapevole del potere dei suoni dolci e gentili: Sa, Re, Ga, Ma, Pa, Dha, Ni, Sa. La musica fa l’incantesimo di placare una tigre feroce. Essa scoglie le rocce e piega l’albero di baniano. Rapisce, culla e dona energia. Eleva, ispira, rafforza e rinvigorisce. La musica vibra nella memoria.

La musica riempie la mente di saggezza. La musica genera armonia nel cuore. La musica scioglie il cuore più duro. Essa ammorbidisce la natura brutale. La musica conforta, consola e rallegra gli afflitti. Essa conforta che è solo e infelice. La musica rimuove preoccupazioni, inquietudini e ansie. Ti fa dimenticare il mondo. La musica rilassa ed eleva.

La musica non è uno strumento per solleticare i nervi o soddisfare i sensi. È un sadhana che ti aiuta a raggiungere l’autorealizzazione. La musica dovrebbe essere considerata come yoga. La vera musica può essere gustata solo da chi ha liberato se stesso dalla mondanità e che pratica musica come un sadhana verso l’autorealizzazione.

Tyagaraja era un devoto di Lord Rama. La maggior parte delle sue canzoni religiose sono preghiere a Lord Rama, Egli ebbe insegnamenti diretti da Lord Rama in diverse occasioni. Mira si trovò faccia a faccia con Khrishna. Lei parlò col suo amato. Lei bevve il  Krishnaprema-rasa (ndr il nettare dell’amore di Khrishna). Lei cantò dal profondo del cuore la musica della sua anima, la musica del suo amato, la sua esperienza spirituale unica.

La musica è nada yoga. Le varie note musicali hanno le loro corrispondenti nadi, o canali sottili, nei chakra. La musica fa vibrare queste nadi, le purifica e risveglia il potere psichico e spirituale che dormono in esse. La purificazione delle nadi non solo assicura pace e felicità per la mente ma fa evolvere nel sadhana e aiuta gli aspiranti a raggiungere molto facilmente lo scopo della loro vita.

La dolce melodia esercita una potente influenza sulla natura fisica di ogni essere vivente. Intrappolata nella musica, la mente misteriosa con i suoi desideri e i pensieri incessanti se ne sta inattiva nel grembo del sadhaka; egli può far danzare la mente secondo la sua propria melodia, controllarla secondo la sua volontà, darle una forma a suo piacimento. La mente, la bacchetta magica di Maya, il terrore di tutti gli aspiranti spirituali, è perfettamente sotto controllo nelle mani della musica.
La meraviglia delle meraviglie è che non è solo la mente del musicista a essere controllata, ma anche le menti di tutti coloro che ascoltano la musica. Essi diventano calmi e beati. Ecco perché grandi santi come Mira Bai, Tukaram, Kabir Das, Tyagaraja, Purandara Das e altri hanno tessuto le loro esperienze nella dolce musica. Con la dolce musica questi sublimi pensieri entrano facilmente nel cuore dell´ascoltatore, che in altri tempi è premurosamente custodito dal cobra della mondanità.

I rishi di un tempo hanno invariabilmente scritto i loro ispirati lavori sia in forma di poesia sia in forma di canti. I veda, gli smriti i purana ecc. sono tutti adattabili alla musica e sono composizioni metriche. C’è ritmo, metro e melodie in essi. Il Sama Veda, specialmente, è impareggiabile nella sua musica.  

La musica è un aiuto nella cura delle malattie. I saggi affermano che molte malattie possono essere curate dal melodioso suono di un flauto o di un violino, di una vina o di un sarangi. Il ritmo armonioso prodotto dalla musica dolce fa uscire il malanno. Il malanno esce e incontra l’onda della musica. I due si fondo e svaniscono nello spazio.

La musica rilassa la tensione nervosa e fa in modo che le parti del corpo in tensione recuperino le loro normali funzioni. Quando tutte le altre medicine hanno fallito nel curare una malattia, il kirtan farà meraviglie. Provate questa medicina unica e otterrete i suoi meravigliosi benefici. Se cantate un kirtan al capezzale di un malato, egli presto guarirà.

La musica addolcisce persino i cuori di pietra. Se c’è qualcosa che può cambiare il cuore molto velocemente quella è la musica e la danza. Questo metodo è usato nella kirtan bhakti, ma è diretto verso Dio invece che verso piaceri sensuali. Le emozioni sono dirette verso la divinità. Il cuore è facilmente purificato.

giovedì 4 aprile 2013

QUANTO E’ IMPORTANTE CONOSCERE IL NOME SANSCRITO DELLE ASANA QUANDO SI IMPARA LO YOGA? Di Swami Niranjananda Saraswati


Quando praticate da soli non è necessario ricordare i nomi in sanscrito delle asana, però è opportuno comprenderli.
Prendete, per esempio, la posizione del cobra. In sanscrito questa è detta Bhujangasana e noi la traduciamo come “cobra”. Ma il nome sanscrito è una combinazione dei mantra Bhu, Jan, Gata e ciascuna sillaba, ciascuna parola ha una particolare conseguenza sui nostri chakra.
Un tempo i nomi in sanscrito giocavano un ruolo molto importante nell’antico metodo dello yoga. Gli yogi erano in grado di avvertire il problema del paziente e metterlo in relazione a un chakra specifico.
Per esempio, la cattiva digestione è collegata a Manipura; il che è quanto ci dice oggi il senso comune. Lo yogi era in grado di percepire che quel particolare chakra era colpito da una malattia, un malessere, una condizione del corpo e della mente. Quindi, prescrivendo Bhujangasana lo yogi avrebbe istantaneamente dato al paziente, e anche agli insegnanti, l’idea che quella particolare postura aveva a che fare con il risveglio e il riequilibrio di alcuni centri psichici più e meno importanti. Così i nomi in sanscrito hanno giocato un ruolo importante nella terapia antica.
Ovviamente con l’avvento della scienza siamo stati in grado di raffinare il sistema di osservazione e di trattamento della malattia, ma i nomi in sanscrito sono stati mantenuti e cerchiamo di mantenerli il più possibile. Così è un bene avere una comprensione dei nomi e del loro significato.
Non sto parlando affatto della traduzione di chakra con “ruota” o di dhanur con “arco”; sto parlando piuttosto della relazione con i chakra. Questo metodo è molto semplice. Tutto quello che vi serve è un dizionario dei chakra che mostri quale mantra appartiene a uno specifico chakra.
In qualunque testo sulla kundalini potete trovare i bija mantra nei petali del chakra. Così potete dire Bhu, Jan, Ga: Bhu è Anahata, Jan è Manipura, Ga Vishuddi.
Dunque sperimentate in modo naturale e spontaneo che questa specifica postura agisce su questi particolari chakra. Perciò usiamo i nomi in sanscrito sebbene si tratti di una lingua morta.
Uno studente, un Indiano che viveva in Europa, era venuto in ashram e gli ho chiesto:
“Di cosa ti occupi in Europa?”.
“Sto studiando il latino”.
“A che scopo? E quali altre lingue conosci? Il francese, il tedesco, l’italiano, lo spagnolo, l’inglese?”
“No, no, no, sto solo studiando il latino”.
“Sì, ma il latino è una lingua morta, nessuno la parla più”, gli ho fatto notare.
E lui: “Oh, ma io sto imparando a fare il becchino. Sto imparando il latino, così posso parlare con i morti!”