Satsang with a Paramahams
From satsang by Swami
Niranjanananda Saraswati
(Ganga Darshan, Munger, 1987-89)
C’è solo una causa che lega ogni altra causa ed è
lo squilibrio. Che sia ecologico o
attinente al nostro stile di vita, dieta, mente, modo di pensare, la cosa
principale rimane lo squilibrio. Quello fisico è la causa dei difetti posturali:
spalle curve o altri tipi di disagi fisici. I problemi di stomaco derivano da
una dieta disarmonica. Lo squilibrio mentale nasce dal conflitto e dalla
tensione emotiva. Per esempio, se in una famiglia il marito desidera qualcosa e
la moglie vuole qualcos’altro ecco che c’è conflitto che può sfociare
nell’ipertensione, nel diabete e in problemi cardiaci. Quando ci sono desideri
soppressi o ambizioni frustrate, questo può condurre all’asma.
Poi c’è lo sbilanciamento spirituale, quando la mente è troppo esteriorizzata e
cerca piacere e soddisfazione all’esterno. Questo porta ad una dispersione
mentale, “Ashanti”, perdita delle facoltà mentali e dell’equilibrio interiore.
Quindi l’unica parola per definire la malattia è “squilibrio”. Possiamo notare
tutto questo anche nello squilibrio ecologico che genera molte malattie e
problemi.
Lo yoga dice che per prima cosa bisogna
correggere le disarmonie del corpo. Questo incrementerà la resistenza fisica e la capacità di controllare
gli influssi di altri fattori che creano disagio. Lo squilibrio mentale può
essere rimosso dalle pratiche di pratyahara e dharana, come il mantra, antar
mouna, ajapa japa, trataka e yoga nidra. In questo processo di rimozione dello
sbilanciamento mentale inizialmente si otterrà pace e tranquillità per poi
essere in grado di bilanciare emozioni, desideri e pensieri. Infine potremo
gestire anche le energie che controllano le funzionalità di corpo, mente e
prana. Il risultato di tutto è una salute ottimale.
Lo yoga non ha mai
considerato una malattia o una patologia meramente fisiologica o psicologica ma
l’ ha sempre considerata inserita nel contesto globale della personalità umana.
La depressione può essere eliminata con la semplice pratica di pawanmuktasana
di muovere le dita dei piedi su e giù dieci volte se è dovuta ad una disarmonia
fisica, pranica o psicologica. Non è necessario mettersi sulla testa in
sirshasana o praticare vigorose tecniche di pranayama.
Ad ogni modo dobbiamo
anche identificare quale livello della nostra personalità è stato colpito da
una disarmonia interna od esterna. Lo yoga ha individuato cinque stadi, corpi,
involucri:
1- Annamaya kosha – la
parte grossolana esterna fatta di ossa, muscoli, midollo, vasi sanguigni e così
via;
2- Pranamaya kosha – il
campo dell’energia o meglio il corpo pranico;
3- Manomaya kosha – la
mente, i sentimenti che proviamo, i pensieri che ci affliggono, i desideri che
auto generiamo, le ambizioni che inibiscono il nostro progresso, le vritti,
tendenze, i guna e le diverse nature che dominano la nostra personalità;
4-Vijyanamaya kosha – la
nostra intelligenza che è basata sulla buddhi che è trascendentale pur
rimanendo nella forma di viveka, la forma discriminatoria;
5-Anandamaya kosha – la
natura dell’unità dello spirito.
Tutti questi livelli,
strati, della nostra persona possono essere colpiti e di conseguenza devono
essere gestiti.
Una malattia può seriamente danneggiare un
particolare strato della nostra personalità. Un problema cardiaco può inficiare
Pranayama e Annamaya kosha, ma gli effetti sugli altri kosha possono
anche non essere così seri a meno che non iniziamo a pensare: “Oh sono
ammalato, ho avuto un grave attacco di cuore, non posso fare questo o quello”
andando così a danneggiare anche il corpo di Manomaya. Facendo così, la nostra
condizione generale peggiora ulteriormente. Una malattia deve essere curata su
tutti questi tre livelli e creare un bilanciamento dell’aspetto sottile non è
per niente facile, ma è necessario.
Lo yoga non pensa di
sbarazzarsi dell’aspetto pratico, fisico, grossolano o dei sintomi esterni, ci
sono terapie efficaci per questo. La nostra pressione arteriosa scende se
prendiamo la pillola adeguata e questo è incontestabile ma non elimina la
tensione o l’ansia del nostro stato mentale, stiamo solo domando il sintomo. Lo
stesso è con l’asma, quando si manifesta un attacco si cerca subito l’inalatore
in modo da dilatare i bronchi e sentirsi meglio ma questo è un sintomo di
qualche tensione che è sfociata in una reazione fisica quindi abbiamo trattato
il sintomo ma non la causa che ha scatenato l’attacco.
Lo yoga fa tutte queste
considerazioni ed è per questo che la terapia yogica richiede molto tempo ma se
si riesce ad essere fermi su questo percorso al di là delle vacillazioni
mentali, i su e i giù, e se si riesce ad essere costanti con le pratiche
proposte, la parte più sottile di noi stessi ne trarrà beneficio e di
conseguenza con il tempo anche la parte fisica può trarne vantaggio. Chi sta
male si deve ricordare che è necessario concentrarsi e far luce sui propri
squilibri in modo da affrontare il problema nel suo totale.
Il primo scopo dello yoga è quello di generare la
consapevolezza che c’è un piccolo uomo seduto dentro di noi che sta soffrendo
nel nostro stesso modo. Se eliminiamo le tensioni da quell’omino, le
elimineremo anche in noi. Quella piccola persona non è niente altro che noi
stessi.