martedì 14 maggio 2013

La differenza fra l’approccio di Satyananda Yoga e altri sistemi Yoga - Prima Parte-


(Quale è l’essenza del sistema Bihar/Satyananda Yoga che gli insegnanti di yoga devono proporre agli studenti?)
Swami Niranjanananda Saraswati

Molte “scuole” che insegnano esclusivamente la componente fisica dello yoga, come le asana, seguono il metodo “Feel Good” (sentirsi bene). Distendi il corpo, ti senti sciolto e leggero e dici: “Lo Yoga mi ha aiutato veramente”. Questo fattore del sentirsi bene è superficiale e noi non lo sosteniamo fino in fondo perché pensiamo che il corpo può influenzare la mente in una maniera più profonda.

All’inizio, quando Swami Satyananda iniziò ad insegnare yoga e a formare insegnanti, diceva che quando si praticano le asana non ci si deve identificare con il corpo.

In una prima fase, bisogna diventare consapevoli di Annamaya Kosha – il movimento del corpo, la torsione, la rotazione. Una volta assunta questa consapevolezza di come il corpo risponde alle asana e al movimento da noi imposto, bisogna spostare l’attenzione a Pranamaya Kosha.

Quando iniziamo a praticare “Surya Namaskara” lo consideriamo un esercizio, piegamenti indietro, avanti, allungamenti, contrazioni, ecc. poi in un secondo momento la pratica si connette interamente con il corpo e iniziamo a vedere l’intero corpo coinvolto in un’asana sola, dalle punta delle dita delle mani a quelle dei piedi. Dobbiamo visualizzare noi stessi praticare la postura perfetta prima di assumerla e dobbiamo anche fare esperienza della rigidità, dei fastidi e del dolore.

Con il tempo, se ci abituiamo a fare questo, realizziamo che qualcosa è cambiato, se non riuscivamo a toccare la punta dei piedi adesso i nostri muscoli sono più rilassati e siamo in grado di farlo.  Questa è la connessione con Annamaya Kosha quindi per armonizzarlo, per preparare il corpo, prima visualizziamo poi pratichiamo di conseguenza.

Prima di iniziare una classe di yoga o la propria pratica personale ripetete: “Sto per fare dodici cicli di Surya Namaskara”. Sedetevi per pochi istanti in una posizione meditativa e visualizzatevi mentre praticate. Sentite gli stessi allungamenti e le stesse contrazioni del corpo fisico e dei muscoli come se lo stesse veramente praticando. Dopo avere assunto le posture mentalmente fatelo fisicamente. Vi accorgerete che il vostro corpo risponde in maniera differente e  l’esecuzione risulterà migliore.

Quando avete controllo del vostro corpo, spostatevi verso un’altra dimensione che è “Prana”. Durante la visualizzazione immaginate il movimento del “Prana” nel corpo. Visualizzate il corpo trasparente e osservate il prana che si muove all’interno. Se c’è rigidità o dolore, il prana si bloccherà in quel particolare punto. Quando il prana si muoverà senza blocchi è il momento di iniziare la pratica.

La vostra mente è adesso connessa con qualcosa di più sottile. Soffermatevi un po’ a questo stadio e poi muovetevi verso Manomaya Kosha. Identificatevi con il vostro stato mentale all’inizio della vostra pratica. Siete rilassati, in pace, tesi, disturbati? Poi, mentalmente, lavorate con Ida e Pingala. Se siete tesi ed agitati prima della pratica di un’asana chiudete gli occhi e attivate il principio di Ida non attraverso il pranayama ma con l’autosuggestione e il potere della volontà. Se vi sentite letargici allora attivate Pingala allo stesso modo. Siate consapevoli degli stati mentali e delle energie e cercate di bilanciarli prima di ogni asana, prima di ogni pratica yogica. (1- continua)



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