lunedì 10 giugno 2013

Lo scopo della disciplina di Swami Niranjanananda Saraswati

La disciplina è la parola meno compresa nel mondo.

Lo scopo della disciplina è semplicemente essere in grado di amministrare le espressioni della mente.
Sappiamo come la mente funziona, sappiamo che si distrae facilmente, che è influenzata da ciò che ci piace e che non ci piace, che ha idee, emozioni, convinzioni e credenze molto radicate. Sappiamo inoltre che è soggetta ai guna – sattwa, rajas e tamas – e che quando è condizionata esclusivamente dalle sue abitudini, funziona in modo imprevedibile, senza chiarezza.

Lo scopo della disciplina è controllare la mente in modo che sia connessa con la positività e la creatività. Normalmente desideriamo  essere positivi e creativi ma i nostri condizionamenti mentali non ce lo permettono. Ci sono troppe distrazioni; c’è una battaglia continua con noi stessi. Disciplinarsi significa scegliere di incoraggiare e sostenere la nostra natura pacifica al posto di quella natura bramosa che abbiamo acquisito e che utilizziamo costantemente nelle nostre interazioni.

La disciplina può essere definita come l’abilità di osservare la mente e renderla stabile ma per percepire sensibilmente il nostro comportamento mentale siamo costretti inizialmente a seguire un programma, una routine disciplinata, che ci viene imposto dall’esterno. Perché? Perché fondamentalmente queste routine creano un ambiente, una condizione favorevole all’interno della nostra personalità.

Mouna è una disciplina abituale nella vita in ashram. Mouna vuol dire silenzio e all’inizio praticare il silenzio può essere molto difficile. Fino a quando la mente non pratica mouna, fino a quando chiacchiera, siamo di conseguenza sottoposti al chiacchiericcio interno ma quando la mente si rilassa e diventa tranquilla, mouna diventa naturale, spontaneo, facile e possiamo così iniziare ad osservare la natura irrequieta della mente in modo pacifico. Questo è un esempio di come una condizione imposta dall’esterno possa migliorare l’auto percezione e la comprensione per permettere una migliore amministrazione dei processi mentali.

Come reagiamo ad una disciplina, se questa ci aiuta o ci ostacola, e quanto progrediamo su questo sentiero, dipende solo da noi ma lo scopo vero di tutte le discipline è quello di rivelarci gli atteggiamenti e i comportamenti mentali. Essere soggetti alle influenze mentali è uno stato naturale ma se siamo in grado di dirigere e controllare la mente in accordo con i nostri desideri e le nostre scelte progrediamo anche in quella disciplina più sottile che è lo yoga.
Durante il corso della nostra vita facciamo quello che ci chiede la mente in base ai gusti, al volere, all’ignoranza, alla maturità e all’immaturità ma seguire tutto ciò passivamente ci può condurre solo alla distrazione e alla dispersione. Chi è stato in grado di controllare la propria mente dice che la disciplina è determinante per ottenere la pace, l’appagamento interiore e per esprimere creatività e saggezza.



Dalla nostra prospettiva, la disciplina rappresenta la gestione della mente. Il primo verso degli Yoga Sutra di Patanjali dice: “(si illustra) ora la disciplina sottile dello yoga”. Questo sutra indica la direzione in cui lo yoga si muove per fornirci dell’abilità di osservare e direzionare la mente con buon senso, conoscenza e comprensione. In fine, la disciplina è l’espressione di emozioni e atteggiamenti armonizzati nell’ambito di una personalità bilanciata.

Per ottenere tutto ciò è necessario regolare il nostro stile di vita e il nostro atteggiamento mentale. Dobbiamo comprendere cosa è appropriato e inappropriato per lo sviluppo e la crescita dell’ambiente in cui viviamo. Solo allora potremo migliorare le espressioni della nostra personalità, le nostre interazioni e i nostri comportamenti.



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