Conosciamo
già la definizione di Karma yoga, yoga dell’azione. Sappiamo che ci
viene richiesto di agire con l’idea di non desiderare nessun risultato e nessun
guadagno e neanche di aspettarci il beneficio dei frutti dell’azione ma ci
viene invece richiesto di agire con l’idea della perfezione.
Nella vita di un sadhaka,
il Karma yoga gioca diversi ruoli. Quando c’è troppa introversione, quando c’è troppa
osservazione mentale, contemplazione, meditazione, si verifica una tendenza
mentale di dissociazione nei confronti del mondo che ci confina dentro i limiti
della nostra mente. Ce ne accorgiamo quando diventiamo introversi e leggermente
depressi o anche quando non riusciamo a venir fuori da quello stato in cui la
mente si auto osserva. Esternamente, questo si manifesta fisicamente con la
letargia, mancanza di energia pranica, mancanza di associazione con l’ambiente
esterno, mancanza di intenzione con i concetti di tempo e spazio.
Nella tradizione dello
yoga, la pratica del Karma yoga serve per creare un equilibrio fra esperienza
mentale e
associazione della mente con l’ambiente esterno e per stabilire un legame fra
la mente e i sensi. Si dice anche che se uno pratica mezz’ora di meditazione,
dovrebbe poi bilanciare con un minimo di tre ore di lavoro fisico in modo da
esteriorizzare le attività del corpo, della mente e delle emozioni e di
conseguenza staccarsi da qualcosa che ha avuto luogo durante la meditazione
stessa.
Uno dei propositi del
Karma yoga è quello di diventare consapevoli del ruolo che la mente gioca relativamente al
corpo, agli indriya, alla percezione sensoriale, all’intelletto, alla vita
sociale, alla vita familiare e alla personalità individuale.
C’è
anche un altro aspetto del Karma yoga. Quando diventiamo consapevoli delle
azioni mentali, Karma non significa solo azione ma anche tutte le attività che
da questa azione scaturiscono. Pensiamo, e dietro a quel pensiero c’è sempre
una ragione per la quale si è manifestato. Quando pratichiamo antar mouna,
osserviamo il processo del pensiero, troviamo un legame nei pensieri e
cerchiamo di andare ancora più a fondo. Questo è Karma yoga mentale. Non è
l’esperienza di uno stato ma dell’attività, il filo che lega l’insieme, la
totalità delle nostre espressioni, dei nostri pensieri, sentimenti e
atteggiamenti. Quindi, il Karma yoga è la consapevolezza dell’intero processo,
della totalità delle attività che si verificano nel reame della mente,
dell’intelletto, delle emozioni e del corpo.
Il processo di osservare,
quello che noi chiamiamo drashta – l’attitudine dell’osservatore – è la parola chiave
del Karma yoga. Osservate quello che state facendo e vi accorgerete che non è
un’attività cieca ma consapevole e motivata. Di conseguenza, quando questo modo
di osservare ogni azione della mente e del corpo si sviluppa, si verifica anche
un’espansione di coscienza. Siamo in grado di capire cosa sta succedendo, che
tipo di attività o azione si sta verificando e riusciremo anche a capire come
implementare quell’azione in particolare.
Con il risveglio di
questa consapevolezza drashta, il processo dell’osservatore, scopriremo
spontaneamente i nostri conflitti interni, ciò che ci piace e che detestiamo,
le nostre ambizioni e i nostri limiti. Si innesca un processo che filtra il
negativo dal positivo e che ci fa riscoprire la nostra personalità. Diverremo
inoltre consapevoli dei nostri attaccamenti che possono essere emotivi, fisici,
intellettuali e avremo in questo modo la possibilità di osservarli. L’effetto
deleterio dell’attaccamento e l’effetto propositivo dell’attaccamento in
relazione allo sviluppo della nostra personalità vengono filtrati e l’ego viene
eliminato.
Si
possono dire tante cose a proposito ma ciò che è importante, soprattutto in
ashram, è capire l’oggettività che enfatizziamo in questa pratica di Karma yoga
esterno. Con il tempo, questo sentimento che sviluppiamo con una pratica
esterna verrà interiorizzato dalla mente in modo tale che il sadhana meditativo
e contemplativo darà risultati migliori e aiuterà a canalizzare le energie
conflittuali derivanti dagli attaccamenti e da tutto il materiale non filtrato
che attraversa la nostra mente.
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