Harrogate, England, 18
luglio 2009
Swami Satyasangananda
Saraswati
Sannyasa
è l’impegno e la dedizione che una persona impiega per migliorare se stesso nel
corso della vita, per ottenere un tipo e una visione di vita diversa e per
diffondere valori spirituali.
Karma sannyasa
I
karma sannyasa non sono dei rinunciatari. Vivono nella società dopo aver
promesso che faranno di tutto per reindirizzare se stessi in modo da crescere
spiritualmente ed accelerare la propria evoluzione. E’ un impegno e il
cambiamento è solo interno.
I
karma sannyasa devono evolvere mentre vivono nella società svolgendo i propri
compiti. Una foglia di loto nasce, cresce e muore nel fango ma non si sporca
mai, sembra sempre pura e immacolata. Allo stesso modo, i karma sannyasa devono
vivere nel mondo mantenendo la purezza dei propri ideali.
Potrebbero
voler aiutare gli altri, fare dei sadhana particolari o vivere in ashram per un
po’ di tempo in modo da migliorare la loro vita spirituale ma questo rimane una
loro scelta personale che non viene mai imposta. Quello che devono fare è
pensare a come migliorarsi. Se lasciare il lavoro e la società per un periodo
di tempo per ritirarsi in ashram li può aiutare, lo possono fare ma non è
obbligatorio.
Poorna sannyasa
I
sannyasa non appartengono a nessuna setta e a nessun ordine e non sono neanche
monaci o suore. La tradizione dei sannyasa ha inizio con il Dashnami Parampara,
la tradizione dei Dashnami, i dieci nomi, di Adi Guru Shankaracharya. I
sannyasa hanno due ideali, uno è la rinuncia, tyaga, l’altro è vairagya, il
distacco. Questi sono i loro strumenti e il loro stato mentale.
Non
potete diventare dei sannyasa e basta, dovete avere un certo tipo di mente.
Dovete aver realizzato che questo è il modo in cui volete vivere. Non potete
pretendere di essere rinunciatari e distaccati. Se non conoscete già il
distacco, come potreste pretendere di essere distaccati?
E’
uno stato mentale che qualcuno riesce ad ottenere. Nel corso della loro vita,
sentono un disinteresse particolare per gli obiettivi materiali e quindi optano
per diventare sannyasa in quanto è questo che li attrae. E’ una realizzazione e
il contrario non avrebbe senso in quanto indossare i panni geru e radersi i
capelli non ha alcun senso se non accompagnati da un ideale, uno stato mentale
e un sentimento particolari.
Deve
essere un tipo di realizzazione molto forte altrimenti non è possibile
sostenerla. La vita di un sannyasa non è facile ma è una vita di battaglie.
Nella società bisogna combattere con le circostanze mentre nella condizione di
sannyasa dovete combattere con voi stessi e questo viene facile solo se avete
una convinzione molto forte. Se ci credete e avete fede vi sarà possibile
quindi diventare sannyasa è solo per chi lo sente fino in fondo.
I
poorna sannyasa, come i paramahamsa sannyasa, non appartengono a nessun ordine,
lo ripeto, è uno stato mentale. I sannyasa non appartengono a nessuno, a nessun
ordine, a nessuna setta. Sono pensatori liberi che vivono una vita libera.
Io
vivo in un’istituzione dove c’è il mio guru ma se volessi andar via lo potrei
fare e nessuno mi verrebbe a chiedere perché. Se diventassi invece una suora,
sarei scomunicata. Così non è per i sannyasa che possono quindi scegliersi il
tipo di vita più adeguato alla loro evoluzione spirituale. I sannyasa sono al
di fuori delle norme della società, vivono fuori dalla società e hanno
rifiutato la società. Non
possiedono nulla, neanche i vestiti che indossano. Non sono cose imposte
ovviamente, è che loro stessi hanno deciso di vivere così e fra le due cose c’è
molta differenza. Non c’è sofferenza perché non si possiede nulla anzi c’è
gioia immensa nel non avere niente.
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