di
Swami
Anandananda, fondatore e Acharya, Scuola di Yoga Satyananda Ashram, Italia
Tratto da YOGAmag, anno 3, rivista 5, Giugno
2014
Prima
di tutto, i miei più sentiti ringraziamenti e il mio rispetto vanno a Sri
Paramahamsaji nella forma fisica di Swami Niranjanananda e Swami
Satyasangananda.
La Consapevolezza come segno
distintivo del Satyananda Yoga
Nel
corso degli anni ho potuto riscontrare che uno degli aspetti e degli argomenti
più importanti della tradizione dello Yoga Satyananda è l’educazione alla
consapevolezza. Quello che rende lo Yoga Satyananda speciale è il fatto che
insegna , enfatizza e incoraggia l’uso e l’applicazione della consapevolezza.
Se partecipiamo ad una lezione o ad un seminario di Yoga Satyananda o se
viviamo in un ashram come Ganga Darshan o Rikhiapeeth, quello che impariamo,
che pratichiamo, che viene stimolato e
incoraggiato è lo sviluppo della consapevolezza.
Tutte
le pratiche che Swami Satyananda ci ha insegnato, dalle asana al pranayama, dal
rilassamento allo yoga nidra, sono tecniche di consapevolezza. Se leggete i 350
e più libri e se ascoltate i numerosi CD di yoga nidra e di pratiche
meditative, sentirete moltissime volte la parola “consapevolezza”.
Se
partecipate ad una lezione, vi verrà chiesto di diventare consapevoli dal
momento in cui entrate nel centro yoga. Non è così importante quello che
praticate e come lo fate, ciò che è importante è essere consapevoli. Ci hanno
formato per sviluppare ed espandere questa consapevolezza ma, alla fine della
lezione, non dobbiamo lasciarla nella sala yoga o sul tappetino. Noi dobbiamo
conservarla tutto il tempo. In classe, attraverso le asana e la respirazione,
il pranayama, le tecniche di yoga nidra e antar mouna, andiamo a stimolare la
consapevolezza. Quando abbiamo finito e torniamo al nostro usuale ritmo
quotidiano, dobbiamo mantenere questa consapevolezza. E’ sempre presente e noi
dobbiamo conservarla.
Abbiamo
sentito parlare di consapevolezza del respiro. Nell’educazione infantile, in
una classe di yoga o in ogni altro campo di applicazione dello yoga, la
consapevolezza deve rimanere sempre presente.
“Cosa
sto facendo?” Questa è la consapevolezza che deve essere presente in ogni
momento della nostra giornata. Io mi
rendo conto che questo è il regalo e la componente più importante dello Yoga
Satyananda: l’enfasi sulla consapevolezza. Ma che cosa è la consapevolezza?
Che cos’è la consapevolezza?
Visitando
diversi paesi, ho avuto l’opportunità di verificare che in molte lingue, non
esiste una parola per consapevolezza. A volte, esiste una sola parola per
“mente”, “coscienza” e “consapevolezza” e talvolta questo mi ha messo in
difficoltà nello spiegare cosa significhi consapevolezza. La risposta mi è
arrivata guardando un documentario della BBC nel quale facevano degli
esperimenti sulla consapevolezza degli uomini che vivevano in un ambiente
metropolitano. La conclusione di questo documentario sviluppato da ricercatori
eminenti è stata la seguente: “Possedete gli occhi, gli occhi sono aperti e
quindi guardate, ma se non c’è consapevolezza, non vedete”. Da qui deduciamo
che la consapevolezza è la differenza fra guardare e vedere, fra sentire ed
ascoltare.
Questa
è una ricerca formidabile e se Swamiji me lo permette, vorrei condividerla con
voi. I ricercatori hanno utilizzato degli attori in una situazione caotica tipo
all’uscita di una stazione di treni. Un attore era vestito come un turista
smarrito e aveva una macchina fotografica e una cartina. Ad un certo punto,
fermava una persona che stava uscendo dalla stazione e gli chiedeva: “Ah, per
favore, mi dia qualche direzione”. La persona si fermava per aiutarlo e per
dagli informazioni. Mentre stavano parlando, altri due attori vestiti da
operai, trascinavano un grande pezzo di compensato e passavano in mezzo a loro.
Per due secondi il turista e il passante rimanevano coperti senza potersi
vedere mentre i ricercatori sostituivano l’attore che impersonava il turista
smarrito con un altro. Il 99% delle volte, la gente continuava a fornire
spiegazioni e indicazioni come se nulla fosse successo. Non si rendevano conto
che l’uomo alto con gli occhiali e vestito in jeans era stato sostituito con
uno basso, grasso e senza occhiali.
I
ricercatori in seguito chiedevano se si erano accorti della sostituzione e la
risposta era quasi sempre: “Ah…Oh, forse, si, qualcosa”. Ad ogni modo, non si
rendevano conto che avevano parlato a due persone diverse. Per i ricercatori,
questa è la condizione di chi vive nelle grandi aree metropolitane.
La distrazione
Ieri
Swamiji ha detto qualcosa a proposito della parola “distrazione” in latino;
“dis” deriva da “distanza” e “trazione” ha la propria radice in “tractus” che
significa essere attratti in un’altra direzione.
Questa
distrazione non è l’unica. In una condizione, in una situazione metropolitana,
il numero di distrazioni è enorme, ce ne sono a migliaia. Se camminate per 500 metri in una grande
città, sentirete moltissime cose, vedrete moltissime cose e sarete attratti da
moltissime parti e questo influenza la condizione e lo stato di consapevolezza
che in questo modo viene sparpagliato producendo come risultato, stress e altri
disagi.
Quando
andiamo ad una lezione di yoga o in un ashram, ci viene chiesto: “Divenite
consapevoli dei vostri piedi, del vostro respiro, del vostro ombelico, divenite
consapevoli di quello che state pensando, di quello che state facendo”. Ci
chiediamo: “A cosa sto pensando?”. Da questo tipo di consapevolezza, noi
cambiamo la nostra condizione da uno stato confuso, dispersivo ad uno stato più
centrato e compatto e tutto questo è stato provato.
Recentemente,
stavo leggendo un libro interessante sul cervello dove si diceva che è stato
scoperto che quando qualcosa viene fatta con consapevolezza, il cervello e la
mappa del cervello la registra nell’area appropriata e difficilmente si
dimentica, rimane lì, si trasforma in un’esperienza.
Muoversi da una
consapevolezza grossolana ad una più sottile
Il
modo di usare e applicare la consapevolezza in questo modo è la bandiera
principale della tradizione Yoga Satyananda. Sia che riguardi la salute, i
ragazzi a scuola, le prigioni o la
realizzazione interiore, quello che usiamo è la consapevolezza e io sono molto
grato verso chi mi ha educato ad essere consapevole.
Se
praticate e soprattutto se insegnate lo Yoga Satyananda, mettete consapevolezza
nelle pratiche, includete sempre la parola “consapevolezza”. Usatelo questo
termine. Se praticate yoga, yoga di qualsiasi tradizione, praticate con
consapevolezza. Chiedetevi: “Cosa sto facendo? Cosa sto facendo adesso? Che
cosa sto sperimentando ora?”. Questo atteggiamento, questo approccio vi tornerà
utile anche quando vi chiederete: “Dove sto andando? Da dove provengo? Quale è
la mia direzione?”. Questo vi porterà ad essere consapevoli della vostra vita,
del vostro dharma, consapevoli di quale è il vostro ruolo, consapevoli di ciò
che è appropriato per voi.
Note conclusive
Vorrei
concludere con un caso che ho recentemente sperimentato a Ganga Darshan.
Ganga
Darshan è il posto più attivo dove viene esercitata la consapevolezza e questo
avviene a molti livelli. Nei bagni, vicino agli specchi, c’è una foto di Swami
Sivananda e sotto c’è una frase che dice: “Preservate l’acqua, ogni singola
goccia di acqua è preziosa”. Quando lo leggo dico: “Oh. Bello. Bene, molto
bene”. Poi velocemente apro il rubinetto, mi lavo le mani e lo chiudo subito
ricordandomi “Non sperperare l’acqua, l’acqua è preziosa”. Poi esco dal bagno e
dopo alcune ore, quando mi trovo alla cisterna dell’acqua potabile, la verso
nel bicchiere e la bevo. Sento che sono ancora assetato e ne verso ancora un
po’, faccio due, tre sorsi e un po’ di acqua rimane nel bicchiere.
Istintivamente, mi viene da gettarla via ma il mio braccio si blocca e la
rimetto nella cisterna realizzando che preservare l’acqua non riguarda solo
quella del bagno. Perché dovrei buttare quest’acqua adesso?
Lo
stesso avviene a lezione, perché dovrei essere consapevole solo durante la
lezione e poi quando finisco non esserlo più? Quello che mi è successo con
l’acqua mi ha reso più consapevole e mi ha fornito un ulteriore spunto
educativo.
Sono
sicuro che chiunque si trovi qui per la prima volta, alla Convention e al
Golden Jubilee, sia stato educato in ogni area e aspetto ma non siamo solo
stati educati, noi siamo anche scienziati. Come è stato già detto da altri oratori,
noi siamo i ricercatori e anche il laboratorio. Noi siamo gli studenti e gli
scienziati.
Grazie,
grazie molto. Grazie Paramahamsaji, grazie Swami Niranjanananda, grazie Swami
Satsangi.
25 Ottobre 2013, Polo Ground, Munger