lunedì 8 settembre 2014

Lo Yoga per sviluppare la Consapevolezza è per vivere con Consapevolezza

di Swami Anandananda, fondatore e Acharya, Scuola di Yoga Satyananda Ashram, Italia

Tratto da YOGAmag, anno 3, rivista 5, Giugno 2014


Prima di tutto, i miei più sentiti ringraziamenti e il mio rispetto vanno a Sri Paramahamsaji nella forma fisica di Swami Niranjanananda e Swami Satyasangananda.

La Consapevolezza come segno distintivo del Satyananda Yoga
Nel corso degli anni ho potuto riscontrare che uno degli aspetti e degli argomenti più importanti della tradizione dello Yoga Satyananda è l’educazione alla consapevolezza. Quello che rende lo Yoga Satyananda speciale è il fatto che insegna , enfatizza e incoraggia l’uso e l’applicazione della consapevolezza. Se partecipiamo ad una lezione o ad un seminario di Yoga Satyananda o se viviamo in un ashram come Ganga Darshan o Rikhiapeeth, quello che impariamo, che pratichiamo, che  viene stimolato e incoraggiato è lo sviluppo della consapevolezza.
Tutte le pratiche che Swami Satyananda ci ha insegnato, dalle asana al pranayama, dal rilassamento allo yoga nidra, sono tecniche di consapevolezza. Se leggete i 350 e più libri e se ascoltate i numerosi CD di yoga nidra e di pratiche meditative, sentirete moltissime volte la parola “consapevolezza”.
Se partecipate ad una lezione, vi verrà chiesto di diventare consapevoli dal momento in cui entrate nel centro yoga. Non è così importante quello che praticate e come lo fate, ciò che è importante è essere consapevoli. Ci hanno formato per sviluppare ed espandere questa consapevolezza ma, alla fine della lezione, non dobbiamo lasciarla nella sala yoga o sul tappetino. Noi dobbiamo conservarla tutto il tempo. In classe, attraverso le asana e la respirazione, il pranayama, le tecniche di yoga nidra e antar mouna, andiamo a stimolare la consapevolezza. Quando abbiamo finito e torniamo al nostro usuale ritmo quotidiano, dobbiamo mantenere questa consapevolezza. E’ sempre presente e noi dobbiamo conservarla.
Abbiamo sentito parlare di consapevolezza del respiro. Nell’educazione infantile, in una classe di yoga o in ogni altro campo di applicazione dello yoga, la consapevolezza deve rimanere sempre presente.
“Cosa sto facendo?” Questa è la consapevolezza che deve essere presente in ogni momento della nostra giornata.  Io mi rendo conto che questo è il regalo e la componente più importante dello Yoga Satyananda: l’enfasi sulla consapevolezza. Ma che cosa è la consapevolezza?

Che cos’è la consapevolezza?
Visitando diversi paesi, ho avuto l’opportunità di verificare che in molte lingue, non esiste una parola per consapevolezza. A volte, esiste una sola parola per “mente”, “coscienza” e “consapevolezza” e talvolta questo mi ha messo in difficoltà nello spiegare cosa significhi consapevolezza. La risposta mi è arrivata guardando un documentario della BBC nel quale facevano degli esperimenti sulla consapevolezza degli uomini che vivevano in un ambiente metropolitano. La conclusione di questo documentario sviluppato da ricercatori eminenti è stata la seguente: “Possedete gli occhi, gli occhi sono aperti e quindi guardate, ma se non c’è consapevolezza, non vedete”. Da qui deduciamo che la consapevolezza è la differenza fra guardare e vedere, fra sentire ed ascoltare.
Questa è una ricerca formidabile e se Swamiji me lo permette, vorrei condividerla con voi. I ricercatori hanno utilizzato degli attori in una situazione caotica tipo all’uscita di una stazione di treni. Un attore era vestito come un turista smarrito e aveva una macchina fotografica e una cartina. Ad un certo punto, fermava una persona che stava uscendo dalla stazione e gli chiedeva: “Ah, per favore, mi dia qualche direzione”. La persona si fermava per aiutarlo e per dagli informazioni. Mentre stavano parlando, altri due attori vestiti da operai, trascinavano un grande pezzo di compensato e passavano in mezzo a loro. Per due secondi il turista e il passante rimanevano coperti senza potersi vedere mentre i ricercatori sostituivano l’attore che impersonava il turista smarrito con un altro. Il 99% delle volte, la gente continuava a fornire spiegazioni e indicazioni come se nulla fosse successo. Non si rendevano conto che l’uomo alto con gli occhiali e vestito in jeans era stato sostituito con uno basso, grasso e senza occhiali.
I ricercatori in seguito chiedevano se si erano accorti della sostituzione e la risposta era quasi sempre: “Ah…Oh, forse, si, qualcosa”. Ad ogni modo, non si rendevano conto che avevano parlato a due persone diverse. Per i ricercatori, questa è la condizione di chi vive nelle grandi aree metropolitane.

La distrazione
Ieri Swamiji ha detto qualcosa a proposito della parola “distrazione” in latino; “dis” deriva da “distanza” e “trazione” ha la propria radice in “tractus” che significa essere attratti in un’altra direzione.
Questa distrazione non è l’unica. In una condizione, in una situazione metropolitana, il numero di distrazioni è enorme, ce ne sono a migliaia. Se camminate per 500 metri in una grande città, sentirete moltissime cose, vedrete moltissime cose e sarete attratti da moltissime parti e questo influenza la condizione e lo stato di consapevolezza che in questo modo viene sparpagliato producendo come risultato, stress e altri disagi.
Quando andiamo ad una lezione di yoga o in un ashram, ci viene chiesto: “Divenite consapevoli dei vostri piedi, del vostro respiro, del vostro ombelico, divenite consapevoli di quello che state pensando, di quello che state facendo”. Ci chiediamo: “A cosa sto pensando?”. Da questo tipo di consapevolezza, noi cambiamo la nostra condizione da uno stato confuso, dispersivo ad uno stato più centrato e compatto e tutto questo è stato provato.
Recentemente, stavo leggendo un libro interessante sul cervello dove si diceva che è stato scoperto che quando qualcosa viene fatta con consapevolezza, il cervello e la mappa del cervello la registra nell’area appropriata e difficilmente si dimentica, rimane lì, si trasforma in un’esperienza.

Muoversi da una consapevolezza grossolana ad una più sottile
Il modo di usare e applicare la consapevolezza in questo modo è la bandiera principale della tradizione Yoga Satyananda. Sia che riguardi la salute, i ragazzi a scuola,  le prigioni o la realizzazione interiore, quello che usiamo è la consapevolezza e io sono molto grato verso chi mi ha educato ad essere consapevole.
Se praticate e soprattutto se insegnate lo Yoga Satyananda, mettete consapevolezza nelle pratiche, includete sempre la parola “consapevolezza”. Usatelo questo termine. Se praticate yoga, yoga di qualsiasi tradizione, praticate con consapevolezza. Chiedetevi: “Cosa sto facendo? Cosa sto facendo adesso? Che cosa sto sperimentando ora?”. Questo atteggiamento, questo approccio vi tornerà utile anche quando vi chiederete: “Dove sto andando? Da dove provengo? Quale è la mia direzione?”. Questo vi porterà ad essere consapevoli della vostra vita, del vostro dharma, consapevoli di quale è il vostro ruolo, consapevoli di ciò che è appropriato per voi.

Note conclusive
Vorrei concludere con un caso che ho recentemente sperimentato a Ganga Darshan.
Ganga Darshan è il posto più attivo dove viene esercitata la consapevolezza e questo avviene a molti livelli. Nei bagni, vicino agli specchi, c’è una foto di Swami Sivananda e sotto c’è una frase che dice: “Preservate l’acqua, ogni singola goccia di acqua è preziosa”. Quando lo leggo dico: “Oh. Bello. Bene, molto bene”. Poi velocemente apro il rubinetto, mi lavo le mani e lo chiudo subito ricordandomi “Non sperperare l’acqua, l’acqua è preziosa”. Poi esco dal bagno e dopo alcune ore, quando mi trovo alla cisterna dell’acqua potabile, la verso nel bicchiere e la bevo. Sento che sono ancora assetato e ne verso ancora un po’, faccio due, tre sorsi e un po’ di acqua rimane nel bicchiere. Istintivamente, mi viene da gettarla via ma il mio braccio si blocca e la rimetto nella cisterna realizzando che preservare l’acqua non riguarda solo quella del bagno. Perché dovrei buttare quest’acqua adesso?
Lo stesso avviene a lezione, perché dovrei essere consapevole solo durante la lezione e poi quando finisco non esserlo più? Quello che mi è successo con l’acqua mi ha reso più consapevole e mi ha fornito un ulteriore spunto educativo.
Sono sicuro che chiunque si trovi qui per la prima volta, alla Convention e al Golden Jubilee, sia stato educato in ogni area e aspetto ma non siamo solo stati educati, noi siamo anche scienziati. Come è stato già detto da altri oratori, noi siamo i ricercatori e anche il laboratorio. Noi siamo gli studenti e gli scienziati.
Grazie, grazie molto. Grazie Paramahamsaji, grazie Swami Niranjanananda, grazie Swami Satsangi.


25 Ottobre 2013, Polo Ground, Munger






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