sabato 11 aprile 2015

Le barriere intellettuali nel sadhana

Swami Niranjanananda Saraswati
da YogaMag settembre 1983


Per l’uomo, l’intelletto è sempre stato una barriera, un ostacolo. Nel rapporto discepolo‐maestro, bisogna essere innocenti come un bambino, bisogna
dimenticare l’intelletto.
In ogni cosa che facciamo c’è un processo di comprensione che può essere di due tipi, critico o di accettazione. La comprensione critica riguarda quei discepoli che sono molto intellettuali, i quali filtrano tutto mentalmente con l’atteggiamento del “perché”; questi discepoli sono soliti comparare ciò che dico con quello che dicono altri, con quello che si scrive sui libri, con tutto quello che hanno appreso nella loro vita; sono soliti pensare cose come “ma perché Swamiji dice così se le scritture dicono altre cose, se le ricerche che sono state fatte hanno affermato il contrario” ecc. Per queste persone, la mente critica, l’intelletto critico è di fondamentale importanza perché fa parte del loro temperamento.

Nel mondo, ci sono quattro tipi di persone.
 Il primo tipo è quello delle persone  dinamiche, attive fisicamente, mentalmente, emotivamente e intellettualmente.
Il secondo tipo è quello emotivo che a prescindere da ogni cosa ha fede in Dio e nel guru.
Il terzo tipo ha un temperamento intellettuale ed è sempre lì a pensare,  confrontare, cercare di capire le differenze.
Il quarto tipo è quello con un temperamento mistico che potrebbe meditare 24 ore al giorno senza problemi, totalmente perso nella contemplazione o in quello che sta facendo.

Da qui si deduce che a seconda del temperamento si adotta un metodo di comprensione diverso.
I tipi dinamici ti ascoltano, capiscono e stivano tutta nella  memoria personale per farne buon uso in caso di necessità.
 I tipi mistici prendono tutto ciò che dici come una guida, un aiuto per la loro personale evoluzione.
 I tipi emotivi usano tutto al fine di trascendere le proprie emozioni  mentre i tipi intellettuali usano l’intelletto sia positivamente, nel caso degli gyana yogi, che negativamente, gli yogi critici e entrambi gli atteggiamenti sono leciti.

A seconda del sadhana che si fa o a seconda di chi ti guida, il temperamento è importante in quanto è legato alla natura personale. Questo vuol dire anche che per ognuno ci sarà un processo differente. In generale, quando si è coinvolti con un sadhana particolare dato dal guru, non si dovrebbe usare troppo l’intelletto.
Talvolta l’intelletto viene fuori inaspettatamente e fa dire cose come:”Oh, perché sto facendo questo? Non sto andando proprio da nessuna parte. E’ una perdita di tempo. Quello che faccio per molta gente è sbagliato.”
Le risposte però arriveranno solo quando avremmo progredito nella pratica personale.
Quando si è consapevoli, quando si è andati oltre la barriera dell’intelletto, si  potrà dire:”Le pratiche, il sadhana che sto seguendo richiede lo sviluppo di qualità infantili e non di altro”.
 Infatti, prima del nostro processo evolutivo,siamo tutti bambini e non ha importanza quanto siamo evoluti intellettualmente.
Einstein era molto evoluto a livello intellettuale ma la sua conclusione finale  fu: “Non capisco nulla”. Bisognerebbe diventare come Einstein!
Quello che è successo ad Einstein è successo anche a Mira Bai, a Kabir e a Tulsidas.
Tutti loro erano esperti in ogni forma di conoscenza ma scelsero un solo sentiero, quello della semplicità ed è così che superarono l’ostacolo del loro stesso intelletto. Il mio consiglio di oggi è quello legato al fatto che se avete difficoltà dovute al vostro intelletto o alla vostra mente in generale, cercate di non preoccuparvene troppo, prendete tutto a cuor leggero.

INTERVENTO REGISTRATO A GANGA‐DARSHAN durante il TEACHER TRAINING
COURSE il 21‐03‐1983





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