Swami Niranjanananda Saraswati
da YogaMag settembre 1983
Per l’uomo, l’intelletto è sempre
stato una barriera, un ostacolo. Nel rapporto discepolo‐maestro, bisogna essere
innocenti come un bambino, bisogna
dimenticare l’intelletto.
In ogni cosa che facciamo c’è un
processo di comprensione che può essere di due tipi, critico o di accettazione. La
comprensione critica riguarda quei discepoli che sono molto intellettuali, i quali
filtrano tutto mentalmente con l’atteggiamento del “perché”; questi discepoli sono
soliti comparare ciò che dico con quello che dicono altri, con quello che si
scrive sui libri, con tutto quello che hanno appreso nella loro vita; sono soliti pensare
cose come “ma perché Swamiji dice così se le scritture dicono altre cose, se le
ricerche che sono state fatte hanno affermato il contrario” ecc. Per queste persone,
la mente critica, l’intelletto critico è di fondamentale importanza perché fa
parte del loro temperamento.
Nel mondo, ci sono quattro tipi di
persone.
Il primo tipo è quello delle persone dinamiche,
attive fisicamente, mentalmente, emotivamente e intellettualmente.
Il secondo tipo è quello emotivo che a prescindere da ogni cosa
ha fede in Dio e nel guru.
Il terzo tipo ha un temperamento intellettuale ed è sempre lì a pensare, confrontare, cercare di capire le
differenze.
Il quarto tipo è quello con un
temperamento mistico che potrebbe
meditare 24 ore al giorno senza problemi, totalmente perso nella contemplazione
o in quello che sta facendo.
Da qui si deduce che a seconda del temperamento si adotta un
metodo di comprensione diverso.
I tipi dinamici ti ascoltano,
capiscono e stivano tutta nella memoria personale per farne buon uso
in caso di necessità.
I tipi mistici prendono tutto ciò che dici
come una guida, un aiuto per la loro personale evoluzione.
I tipi emotivi usano tutto al fine di
trascendere le proprie emozioni mentre i tipi intellettuali usano
l’intelletto sia positivamente, nel caso degli gyana yogi, che negativamente, gli
yogi critici e entrambi gli atteggiamenti sono leciti.
A seconda del sadhana che si fa o a
seconda di chi ti guida, il temperamento è importante in quanto è legato alla
natura personale. Questo vuol dire anche che per ognuno ci sarà un processo
differente. In generale, quando si è coinvolti con un sadhana particolare dato dal guru,
non si dovrebbe usare troppo l’intelletto.
Talvolta l’intelletto viene fuori
inaspettatamente e fa dire cose come:”Oh, perché sto facendo questo? Non sto andando
proprio da nessuna parte. E’ una perdita di tempo. Quello che faccio per molta
gente è sbagliato.”
Le risposte però arriveranno solo
quando avremmo progredito nella pratica personale.
Quando si è consapevoli, quando si è
andati oltre la barriera dell’intelletto, si potrà dire:”Le pratiche, il sadhana
che sto seguendo richiede lo sviluppo di qualità infantili e non di altro”.
Infatti, prima del nostro processo
evolutivo,siamo tutti bambini e non ha importanza quanto siamo evoluti
intellettualmente.
Einstein era molto evoluto a livello
intellettuale ma la sua conclusione finale fu: “Non capisco nulla”. Bisognerebbe diventare
come Einstein!
Quello che è successo ad Einstein è
successo anche a Mira Bai, a Kabir e a Tulsidas.
Tutti loro erano esperti in ogni
forma di conoscenza ma scelsero un solo sentiero, quello della semplicità ed è
così che superarono l’ostacolo del loro stesso intelletto. Il mio consiglio di
oggi è quello legato al fatto che se avete difficoltà dovute al vostro
intelletto o alla vostra mente in generale, cercate di non preoccuparvene
troppo, prendete tutto a cuor
leggero.
INTERVENTO REGISTRATO A GANGA‐DARSHAN
durante il TEACHER TRAINING
COURSE il
21‐03‐1983
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