venerdì 13 novembre 2015

Karma Yoga nella vita quotidiana

Swami Saraswati Niranjanananda
Barcelona, Spain, May 18, 2001

Yoga Magazine September 2002



Lo yoga è sempre stato visto come una serie di pratiche da svolgere lontano dal contesto della normale vita sociale, in una classe o in un rifugio in compagnia di "esseri spirituali". Pensiamo che praticando questa o quella tecnica yoga potremo raggiungere questo o quel risultato. In questo modo, però, abbiamo solo collocato lo yoga in un processo di sviluppo della propria consapevolezza ma di tipo meccanico. Dobbiamo abbandonare questa idea e rendere lo yoga parte della nostra espressione naturale. Solo allora yoga diverrà un processo verso la realizzazione di sé.
Se pratichiamo yoga per sentirci bene, sicuramente staremo bene, ma per un po’. Se pratichiamo yoga per rilassarci, sicuramente ci rilasseremo. Se pratichiamo yoga per connetterci con noi stessi anche questo sarà possibile. Qualunque sia lo scopo, esso, però, sarà momentaneo e lo stato raggiunto transitorio, e quando ci si dovrà confrontare di nuovo con la realtà, le tensioni e le frustrazioni della vita quotidiana, allora gli effetti dello yoga diverranno secondari. Di conseguenza, occorre comprendere che la reale esperienza dello yoga avviene attraverso il karma yoga. Anche se si pratica hatha yoga, raja yoga, kundalini o kriya yoga occorrerà affiancarlo al karma yoga per sperimentare realmente il percorso yogico.
Alcune persone credono che karma yoga non abbia gran rilevanza nella loro vita, è solo duro lavoro. Altri pensano che il karma yoga sia rendere servizio al Guru, a Dio o all'umanità oppure sia servizio disinteressato o azione disinteressata. Nessuna di queste definizioni rappresenta il vero spirito del karma yoga, perché karma è una parte integrante della nostra personalità e della nostra vita. Si è tradotto karma come azione, o come causa-effetto, ma nessuna di queste definizioni è vera. Tutta la vita è karma e se si evita il karma allora, semplicemente, voi non esistete.

Espressione della natura del karma

La natura esprime il proprio  karma attraverso gli elementi. Il calore del fuoco è il karma del fuoco. L’espansione dello spazio è il karma dello spazio. Il movimento del vento è il karma dell'aria. La natura liquida dell’acqua è il karma dell’acqua. La solidità della terra è il karma del terreno. Desideri, aspettative e pensieri sono karma della mente. Le espressioni dei sensi costituiscono il karma del corpo. In realtà, noi siamo un karma omogeneo. Il mondo intero e tutta la creazione è un karma omogeneo.

Occorre comprendere che il karma non è solo causa ed effetto, non è solo azione ma un sottile movimento che coinvolge tutte le dimensioni della creazione. Karma è il movimento che accade nel corpo attraverso i sensi e nella mente attraverso le esperienze mentali. Quando si praticano le asana, si sta modificando il karma del corpo e quando si pratica pranayama si sta alterando il karma dell’energia vitale e mentale. Quando poi si pratica la meditazione, si sta modificando il karma della mente sottile e dello spirito. Questo è il modo di gestire il karma che ci influenza in maniera sia positiva, sia negativa. Karma è la consapevolezza del movimento della vita. Non è duro lavoro, non è servizio, non è causa ed effetto, è comprendere il modo in cui interagiamo con noi stessi e con il nostro ambiente.
Nel terzo capitolo della Bhagavad Gita, Krishna afferma che l’oggetto del karma yoga non è mai stato compreso. Ha detto questo 5000 anni fa e oggi è ancora così poiché l’essenza del karma yoga coinvolge la comprensione della natura umana e prevede lo sviluppo della consapevolezza della personalità nella sua interezza. Si tratta del processo di osservare il nostro percorso nella vita, dal livello materiale al sottile e poi a quello spirituale.

Diventare consapevoli

Ci sono cinque componenti del karma yoga. Il primo è la consapevolezza. Il divenire consapevoli inizia con il corpo quando si praticano le asana. La consapevolezza diventa parte della pratica delle asana e del movimento fisico. Se dovete muovere un dito, sarete consapevoli del movimento del dito, ma anche di quello dei muscoli e di quello delle articolazioni, tutti interconnessi: la consapevolezza del dito è quindi anche ossa, muscoli e nervi. I muscoli e le ossa si muovono in modo diverso, i nervi e i legamenti funzionano in modo diverso e la consapevolezza diventa più acuta, più sottile. Ciò che avete osservato inizialmente è dunque una esperienza, ma, successivamente, l’osservazione si è espansa verso altre componenti e forme. L'obiettivo delle asana è quello di renderci consapevoli del nostro corpo e di come si esprime in situazioni normali. La consapevolezza nella pratica delle asana significherà poi comodità e stabilità.

Negli Yoga Sutra, Patanjali definisce le asana come una postura in cui voi siete confortevoli e stabili. Siete stati seduti qui negli ultimi venti minuti, siete stabili e comodi? Alcuni di voi si, lo sono, altri non lo sono, e altri ancora che sono ora comodi non lo saranno più tra una decina di minuti. Al momento non siamo collegati con il corpo: siamo seduti ma non ne siamo consapevoli. Allo stesso modo, quando camminiamo non siamo consapevoli di camminare e quando muoviamo il nostro corpo non siamo davvero consapevoli del movimento del corpo. Lo scopo delle asana è proprio condurci ad uno stato di comodità e stabilità che realizzeremo solo dopo essere divenuti consapevoli.

(continua...)


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