venerdì 27 giugno 2014

Sannyasa di Swami Satyasangananda Saraswati

Harrogate, England, 18 luglio 2009
Swami Satyasangananda Saraswati


Sannyasa è l’impegno e la dedizione che una persona impiega per migliorare se stesso nel corso della vita, per ottenere un tipo e una visione di vita diversa e per diffondere valori spirituali.

Karma sannyasa
I karma sannyasa non sono dei rinunciatari. Vivono nella società dopo aver promesso che faranno di tutto per reindirizzare se stessi in modo da crescere spiritualmente ed accelerare la propria evoluzione. E’ un impegno e il cambiamento è solo interno.
I karma sannyasa devono evolvere mentre vivono nella società svolgendo i propri compiti. Una foglia di loto nasce, cresce e muore nel fango ma non si sporca mai, sembra sempre pura e immacolata. Allo stesso modo, i karma sannyasa devono vivere nel mondo mantenendo la purezza dei propri ideali.
Potrebbero voler aiutare gli altri, fare dei sadhana particolari o vivere in ashram per un po’ di tempo in modo da migliorare la loro vita spirituale ma questo rimane una loro scelta personale che non viene mai imposta. Quello che devono fare è pensare a come migliorarsi. Se lasciare il lavoro e la società per un periodo di tempo per ritirarsi in ashram li può aiutare, lo possono fare ma non è obbligatorio.

Poorna sannyasa
I sannyasa non appartengono a nessuna setta e a nessun ordine e non sono neanche monaci o suore. La tradizione dei sannyasa ha inizio con il Dashnami Parampara, la tradizione dei Dashnami, i dieci nomi, di Adi Guru Shankaracharya. I sannyasa hanno due ideali, uno è la rinuncia, tyaga, l’altro è vairagya, il distacco. Questi sono i loro strumenti e il loro stato mentale.
Non potete diventare dei sannyasa e basta, dovete avere un certo tipo di mente. Dovete aver realizzato che questo è il modo in cui volete vivere. Non potete pretendere di essere rinunciatari e distaccati. Se non conoscete già il distacco, come potreste pretendere di essere distaccati?
E’ uno stato mentale che qualcuno riesce ad ottenere. Nel corso della loro vita, sentono un disinteresse particolare per gli obiettivi materiali e quindi optano per diventare sannyasa in quanto è questo che li attrae. E’ una realizzazione e il contrario non avrebbe senso in quanto indossare i panni geru e radersi i capelli non ha alcun senso se non accompagnati da un ideale, uno stato mentale e un sentimento particolari.
Deve essere un tipo di realizzazione molto forte altrimenti non è possibile sostenerla. La vita di un sannyasa non è facile ma è una vita di battaglie. Nella società bisogna combattere con le circostanze mentre nella condizione di sannyasa dovete combattere con voi stessi e questo viene facile solo se avete una convinzione molto forte. Se ci credete e avete fede vi sarà possibile quindi diventare sannyasa è solo per chi lo sente fino in fondo.
I poorna sannyasa, come i paramahamsa sannyasa, non appartengono a nessun ordine, lo ripeto, è uno stato mentale. I sannyasa non appartengono a nessuno, a nessun ordine, a nessuna setta. Sono pensatori liberi che vivono una vita libera.

Io vivo in un’istituzione dove c’è il mio guru ma se volessi andar via lo potrei fare e nessuno mi verrebbe a chiedere perché. Se diventassi invece una suora, sarei scomunicata. Così non è per i sannyasa che possono quindi scegliersi il tipo di vita più adeguato alla loro evoluzione spirituale. I sannyasa sono al di fuori delle norme della società, vivono fuori dalla società e hanno rifiutato la società. Non possiedono nulla, neanche i vestiti che indossano. Non sono cose imposte ovviamente, è che loro stessi hanno deciso di vivere così e fra le due cose c’è molta differenza. Non c’è sofferenza perché non si possiede nulla anzi c’è gioia immensa nel non avere niente.