lunedì 18 dicembre 2017

RISCOPRIRE LO YOGA

Swami Satyasangananda Saraswati

Discorso tenuto a Hyderabad, India, il 14 marzo 2008, tratto da Yoga Magazine gennaio 2011

La gente di Hyderabad così come tutti gli altri qui presenti oggi sono davvero fortunati poiché avete appena sentito due dei mantra conferiti da Swami Satyananda. 
Hari Om è il mantra yoga di Munger e Namo Narayana è il mantra di Rikhia. 

Questi due importanti mantra, che sono ora entrati nella vostra coscienza, individuano la divinità che è in voi. Riconoscere questa divinità interiore è materia dello yoga. Voi dovete riconoscerla sebbene, al momento, non vi sia ancora successo.

Nei poemi Ramacharitamanas e Sundarkand, c'è un momento molto speciale che è quando Jamavant rende consapevole Hanuman delle sue immense capacità e della sua grandezza. Hanuman è stato inviato da Rama a cercare Sita che è stata rapita da Ravana. Quando raggiunge la riva dell’oceano, Hanuman si chiede come possa attraversarlo. Così Jamavant arriva e gli ricorda che può perché possiede la siddhi, o abilità psichica, di volare ma, semplicemente, non la ricorda. Jamavant gli rammenta, infatti, che lui ha la capacità di attraversare l'oceano in volo e raggiungere la riva opposta. Allo stesso modo, oggi siamo qui per riportare alla mente qualcosa che già conosciamo, ma che avete dimenticato. Voi avete dimenticato che lo yoga è la vostra eredità in virtù del fatto di essere nati in questa terra di rishi e muni, di saggi e santi.
E’ l'eredità lasciata dai vostri antenati.

Noi siamo venuti qui per ricordare, non per insegnare. Perché voi sapete già tutto, e noi cercheremo solo di rimuovere il velo che ha offuscato la memoria della vostra mente. Questa grande saggezza è stata tramandata dai Rishi Parampara, che costituiscono la tradizione dei saggi, ed è servita all'umanità vissuta nel satya yuga, nel treta yuga, e nell’attuale kali yuga, epoca in cui questa saggezza non solo è importante ma necessaria. E’ perché proprio in questo tempo che l’uomo si è decisamente allontanato dalla fonte della sua natura essenziale.

Cosa è, dunque, lo yoga? Lo yoga è vivere una vita semplice, una vita in cui voi siate in grado di conoscere e comprendere voi stessi. Allo stato attuale non vivete questo tipo di vita. Vivere in semplicità significa che il vostro corpo vi dirà cosa occorre fare, senza dover chiederlo a nessun altro. Questo corpo è un prodotto della natura, costituito dai pancha mahabhootas, i cinque elementi essenziali della natura che occorrerà mantenere in armonia. Di conseguenza, qualunque tipologia di vita voi decidiate di vivere e qualunque mezzo utilizziate per migliorarvi dovrà essere naturale perché voi stessi siete un prodotto della natura; in caso contrario, provocherete solo squilibri.
Quindi, quando si parla di yoga, non sono solo le asana o il pranayama che dobbiamo prendere in considerazione, perché questa è una piccola porzione di yoga. Yoga si riferisce ad uno stile di vita yogico.
A Rikhia, il luogo di Swami Satyananda, uno dei maggiori esponenti dello yoga, noi non insegniamo yoga. E' stata una decisione consapevole il non insegnare yoga, anche se la maggior parte delle persone presenti siano insegnanti di yoga. Abbiamo deciso che, invece di insegnare yoga, avremmo dovuto incoraggiare le persone a vivere lo yoga. Praticare asana 10 o 30 minuti ogni giorno non è sufficiente. E’ come peccare tutta la settimana e poi andare a confessarsi alla domenica così che si possa ritornare a peccare la settimana seguente.

Se vi abbuffate di tossine per tutta la settimana ben sapete che non potete poi eliminarle in dieci minuti. Lo stile di vita yogico deve essere incluso nel vostro curriculum, se volete migliorare la qualità della vostra vita. La gente si avvicina allo yoga quando inizia a sentire uno squilibrio che può riguardare il corpo, i pensieri o le emozioni. Si inizia a praticare yoga per correggere quello squilibrio che, però, richiede non solo la pratica delle tecniche yoga ma uno stile di vita yogico.

Lo stile di vita yogico significa due cose: equilibrio e disciplina. Il miglior esempio di equilibrio si trova proprio in natura. La natura è equilibrata: la notte è bilanciata dal giorno, il calore dal freddo. Questo è come la natura agisce per tutto il tempo, stabilendo l’equilibrio in tutto ciò che avviene. Questo è l'equilibrio che dovete inserire nella vostra vita, a partire da quanto dormite, mangiate, parlate, pensate o lavorate.
 Tutto deve essere regolato e calibrato. L’equilibrio sta nel mezzo, senza estremismi.
Quando si vive una vita di estremi, è come tassare il vostro corpo e la vostra mente! poi si dovrà pagare il conto.
Il secondo aspetto richiama una delle parole più temute: la disciplina. Se volete raggiungere e realizzare qualcosa nella vostra vita, occorre disciplina.
Che tu sia un musicista, un uomo d'affari o una casalinga, dovrete essere disciplinati nel vostro lavoro.
Yoga e disciplina vanno di pari passo. Senza disciplina non si può nemmeno pensare di praticare  yoga.

Quindi questo è lo stile di vita yogico a cui dovete seriamente pensare se volete inserire lo yoga nella vostra vita, e non solo la pratica delle asana.
 Questo è il messaggio che dovete portare a casa con voi.




domenica 3 dicembre 2017

Due nobili qualità

Dagli insegnamenti di Swami Sivananda Saraswati, Yoga Magazine agosto 2016

La perseveranza è applicarsi in maniera continua in ciò che si è iniziato. 

È l’energia del persistere fino a quando l’obiettivo è raggiunto.
Perseverare è operare in modo costante o mettere in pratica una risoluzione, tracciare un percorso verso un traguardo. È persistere con fermezza e costanza sia nello scopo, sia nell’impegno. È, infatti, un impegno incessante. Dio aiuta facilmente coloro che perseverano. Se siete tenaci, potete facilmente realizzare tutto ciò a cui aspirate.

Quello che distingue i forti dai deboli è proprio la tendenza a persistere nonostante le difficoltà, gli ostacoli, gli scoraggiamenti.
Chi perdura non incontra il fallimento. Egli ottiene sempre il successo in tutte le sue imprese. Con una costante e ferma tenacia le difficoltà trovano soluzione. Quando iniziate qualcosa, non dovreste lasciare fino a quando non giungete a conclusione. Proseguite con decisione e risolutezza.

Una persona rigorosa, coscienziosa, attenta e risoluta non può che evolvere. Nervi saldi, un’attenzione ferma e una mente che non vaga: questi sono i princìpi per essere vincenti. E la vittoria appartiene a coloro che sono instancabili. La perseveranza ci dà il potere per superare le nostre debolezze e per condurci da un senso di incompiutezza ad uno stato di appagamento.

Pazienza

La pazienza è una nobile qualità che nasce dalla purezza. 

Nessun successo, nella sfera materiale così come in quella spirituale, è possibile senza di essa. La pazienza sviluppa la volontà. Le difficoltà che sovente si incontrano devono essere superate per mezzo della pazienza e della perseveranza.

Il successo di Mahatma Gandhi dipese da queste qualità. Gandhi non si scoraggiò mai dinnanzi ad ostacoli e fallimenti. Tutti i grandi del mondo hanno raggiunto la fama, il successo e l'eccellenza attraverso la perseveranza e la pazienza. Anche voi dovrete sviluppare progressivamente queste virtù.
Chi è paziente riesce a mantenere sempre la mente fredda ed equilibrata. 

Non ha paura del fallimento e delle difficoltà. Ha compreso i metodi per essere più forte. Per concentrare la mente, bisogna essere molto pazienti! Molte persone tendono a scoraggiarsi quando incontrano intoppi, ostacoli e rinunciano alle loro attività o impegni come non ci fosse più alcuna speranza, e ciò è un peccato! Chi è sul sentiero dello yoga non dovrebbe allontanarsi dal proprio sadhana quando incontra problemi o difficoltà.

Le formiche raccolgono piccoli granelli di zucchero e riso e li stoccano. Quanto sono pazienti e perseveranti le formiche! Nella Bibbia, si dice: " Va', pigro, alla formica, considera il suo fare e diventa saggio!"

Chi ha sviluppato la pazienza non potrà irritarsi facilmente. La pazienza lo aiuterà nella conquista della moderazione che, a sua volta, attiverà una forza immensa. 
Quindi, affrontate la vostra routine quotidiana con pazienza. Le virtù si sviluppano lentamente ma siate sempre convinti di riuscirci. 
Create un’immagine nella vostra mente come "OM, pazienza" a cui ancorarvi e vedrete che si svilupperà lentamente l’abitudine a metterla in pratica. Meditate anche al mattino su questa virtù. 

Cercate di fare tutte le azioni della giornata applicando seriamente, e perseverando sinceramente con la virtù della pazienza.


sabato 18 novembre 2017

Azione e Inazione

Swami Niranjanananda Saraswati 


Nella Bhagavad Gita, i versi su azione e inazione hanno causato confusione e incomprensioni. Nel capitolo quattro Sri Krishna dice ad Arjuna (4:18):
Karmanyakarma yah pashyed akarmani cha karma yah;
Sa buddhimaan manushyeshu sa yuktah kritsnakarmakrit.

Colui che vede l'inazione nell’azione e l’azione nell’inazione, egli è saggio tra gli uomini; egli è uno Yogi e compie tutte le azioni.

Il tema principale è sapere quando essere coinvolti nel Karma e quando essere distaccati dal Karma. Non si può essere senza Karma in questa vita, proprio come il corpo non può sopravvivere senza cibo. Ha bisogno di qualcosa. Anche se è solo una mela o qualche acino d’uva, il corpo ha bisogno di qualcosa per eliminare i morsi della fame. Quel qualcosa deve essere mangiato.

Allo stesso modo, la vita è nutrita dal Karma. Nel momento in cui arresti il Karma, la vita finisce. La vita non può esistere senza Karma, così come non puoi esistere senza spirito. Se lo spirito se ne va, tu sei morto. Anche se il Karma va via dalla vita, sei morto. Lo spirito è l'elemento trascendentale che ti tiene in vita in questo mondo e il Karma è l'elemento materiale che ti tiene in vita in questo mondo. Quindi, il Karma è importante quanto lo spirito.

La presenza e l'esistenza del Karma nella vostra vita è importante quanto la presenza e l'esistenza dello Spirito nella vita. Senza Karma, non c'è realizzazione, trasformazione, crescita e progressione nella vita. Tuttavia, questo Karma deve essere visto come un mezzo per adempiere il Dharma nella vita. Quando è visto come un modo per soddisfare il vostro Dharma nella vita, si compie inazione nell’azione per cui non c'è auto-proiezione, desiderio di sé, ma solo l'adempimento del Dharma.
L'azione sta compiendosi, ma il sé inferiore è inattivo. Quando il Dharma non c'è, ci si identifica con l'azione eseguita e c'è coinvolgimento. È l'idea del Dharma, la condizione giusta della vita, il pensiero e il comportamento giusti, che deve essere sviluppata per darvi una consapevolezza dei Karma che legano e dei Karma che liberano.

I Karma che liberano sono visti come statici in natura in una zona attiva, inazione in azione. I Karma che legano sono visti come attivi in natura in una zona statica. Questo è qualcosa che deve essere capito non intellettualmente o filosoficamente, per questo creerà più confusione. La semplice comprensione è quella di seguire il percorso del Dharma per sperimentare la stabilità in movimento, l'inerzia in azione.

—18 Ottobre 2015, Ganga Darshan, Munger





lunedì 30 ottobre 2017

Superare la natura inferiore, mantra sadhana e prendere coscienza degli errori

Swami Niranjanananda Saraswati
Ganga Darshan Vishwa Yogapeeth, Munger, domenica 2 giugno 2013, tratto da “Living Yoga”, pagine dedicate alla visione e alla missione di Swami Niranjananda Saraswati, successore spirituale di Sri Swami Satyananda.

Gestire la mente
Come si può superare efficacemente la propria natura inferiore e addestrare la mente ad essere equilibrata? Il punto è molto semplice. Mantenendo sempre un atteggiamento positivo. Finché si mantiene un atteggiamento positivo, si è felici e si hanno ben chiare le proprie aspirazioni ed i propri reali interessi, si può facilmente gestire la mente.
Va da sé che è la  natura della mente a creare sempre problemi. Ed i problemi sono creati dalla mente solo a causa di due fattori: in primo luogo, le aspettative ed i bisogni e, in secondo luogo, la cattiva gestione del comportamento mentale. Le aspettative ed i bisogni di ognuno diventano aree personali di coinvolgimento e, quindi, la gestione di una mente reattiva in situazioni normali deve essere il punto centrale.
Un esempio è il soldato che combatte in guerra. La sua priorità non è tanto vincere quanto, piuttosto, salvare sé stesso dagli attacchi. L'obiettivo e l’impegno del soldato è quello di sopravvivere alla guerra. Nel processo di sopravvivenza alla guerra, deve essere molto attento e consapevole. Deve riconoscere ogni suono e sapere ciò che rappresenta e che potrebbe comportare. Un boato in lontananza può indicare un'esplosione, una sparatoria, o il tiro di un cannone. Il fragore di un missile, che non riesce a vedere ma che può sentire, indicherà se il missile sta andando verso di lui o in un'altra direzione. Il suono di un ramoscello rotto come se qualcuno ci camminasse sopra segnalerà una presenza nemica nelle vicinanze. L'improvviso volo di uccelli da una regione della foresta avvertirà della presenza di nemici in quella zona. In questo modo, il soldato è addestrato ad essere consapevole del suo ambiente nei minimi dettagli. Deve essere attento, intuire e conoscere ogni cosa se vuole sopravvivere alla guerra e, se ha appreso tutti i dettagli della sopravvivenza, potrà vincere la guerra. Se, invece, non ha nozioni sui dettagli della sopravvivenza e pensa soltanto "Io sono un soldato e vado a combattere" , e poi si incammina verso i nemici, sarà fucilato. La gente può guardare la propria vita allo stesso modo.
Da un lato la gente dice che la vita è tamasica, cioè limitata, dolorosa e confusa ma, dall'altra parte, ci aspettiamo tanto dalla nostra vita. C'è una contraddizione nella vita. Non c'è ragionamento, logica o pratica intellettuale che possa elevarci da questi stati, tranne la propria consapevolezza e lo sforzo per essere felici, ottimisti e fiduciosi in ogni momento per non permettere mai che un ostacolo sia un problema, ma solo un qualcosa da superare. Pratipaksha bhavana, la coltivazione della qualità o dello stato opposto, è la risposta.

Guru mantra sadhana
C'è un processo che è conosciuto come identificazione col mantra. Quando l'identificazione con il mantra si realizza, allora il mantra continua, consapevolmente o inconsapevolmente. Se l'identificazione con mantra non avviene, il mantra rimane solo una pratica che si fa per un tempo limitato, secondo la propria disciplina o routine.
Dopo aver sperimentato l'identificazione con il mantra per un lungo periodo, ero giunto ad un punto in cui mi svegliavo di notte e sorridendo a me stesso pensavo: "Il mantra sta ancora andando nella mia testa". Poi ritornavo a dormire, e poi al mattino mi risvegliavo col sorriso e la memoria del mantra nella mia mente. È successo molte volte, e non richiedeva uno sforzo, semplicemente e naturalmente accadeva.
Quando praticate il mantra con il vostro mala, per quanti grani restate consapevoli del mantra? Siete consapevoli del mantra per tutti i 108 grani del mala, oppure la mente si disperde e la pratica del mantra si interrompe a metà? Se vi accorgete che la pratica si interrompe, innanzitutto cercate di mantenere la vostra attenzione costante. Fate scorrere il mala con totale consapevolezza del mantra e dei grani senza alcuna oscillazione della mente. Se riuscite a completare un mala per intero senza che la mente vaghi, allora otterrete quell'identificazione con il mantra. Vi accorgerete, inoltre, del mantra che naturalmente fluisce nella vostra mente anche quando state lavorando, leggendo o facendo qualcosa di totalmente diverso.
La mente può essere, infatti, impegnata a fare qualcosa di completamente diverso mentre una parte di essa continua a riprodurre il mantra. Ciò avviene spontaneamente e naturalmente. Ed ogni volta che succede, fatene esperienza fin quando riusciate a sostenerla e gestirla e, quando la ripetizione si interrompe, lasciate semplicemente che sia e non preoccupatevene. Se c’è preoccupazione, le tensioni e l'agitazione mentale riprendono e quello stato che ha permesso al mantra di venire in superficie svanirà. Pertanto, un aspetto importante dello yoga è restare liberi da preoccupazioni e tensioni. Ogni volta che si dice, "Hari Om Tat Sat", si dovrebbe dire anche "Non avere preoccupazioni, Hari Om Hari".

Consapevolezza degli errori
Qual è il passo successivo dopo aver capito che abbiamo commesso un errore? Non farlo di nuovo. Tuttavia, anche dopo aver compreso e realizzato che "io ho commesso uno sbaglio", le persone continuano a perseverare negli stessi errori. Quando vi rendete conto dell’errore, prendete un sankalpa: "io non lo ripeterò più, mai più", e attenetevi ad esso.





giovedì 19 ottobre 2017

Sincerità, Serietà e Impegno

Swami Niranjanananda Saraswati
Estratto da http://www.yogamag.net/archives/2014/joct14/ssc.shtml

Oggi concludiamo la Convention Mondiale sullo Yoga, che è stata davvero molto speciale. La città di Munger è diventata non solo la prima città dello Yoga al mondo, ma anche la prima città ad ospitare lo Yoga Kumbha. L’intera città di Munger sembra così bella, attraente e predisposta e invitante, per coloro che stanno partecipando allo Yoga Kumbha.

In questi cinque giorni passati abbiamo percorso tanta strada. 
Il primo giorno, 23 Ottobre, il tema è stato “Lo Yoga come scienza dell’Evoluzione della Coscienza e il Metodo per incrementare la Qualità della Vita”. Il secondo giorno il tema è stato “Le applicazioni dello Yoga nella Salute, Terapie e Società”. Il terzo giorno il tema era “Lo Yoga nell’Educazione, nella Coltivazione dei Samskara e Sviluppo di nuove Espressioni Creative di Vita”. Il quarto giorno il tema era “Lo Yoga e lo Stile di Vita”. Oggi, il quinto e ultimo giorno, nonché conclusione della Convention, l’attenzione va al di là del concetto di Yoga come cultura della nostra vita, non di domani, ma di oggi

Conquanta anni fa, Sri Swamiji, proclamò che lo Yoga è la cultura di domani. Questo fu detto cinque decadi fa quando nessuno sapeva cosa fosse lo Yoga. Oggi, cinquant’anni dopo, dopo molte albe e tramonti, dopo molti pleniluni e lune nuove, ci troviamo al punto di assistere allo Yoga che diventa una cultura mondiale. Le persone di tutto il mondo, le comunità in ogni parte della terra, le persone di tutte le nazioni, caste e credo si rivolgono allo Yoga per conforto e pace – per le loro vite, per le loro menti e per il loro spirito - .

 Pertanto possiamo sicuramente affermare che la visione data Sri Swamiji è stata compiuta, grazie a tutti voi. Lo Yoga ha viaggiato da porta a porta e da costa a costa.  Ora il prossimo compito per tutti i presenti qui e per tutte le persone del mondo che stanno assistendo a questa grande Convention dello Yoga è mantenere la purezza immacolata della tradizione e degli insegnamenti.
 E’ il nostro compito e il nostro Dharma.

Regolarmente abbiamo bisogno di pulire la nostra lampada, per evitare l’accumulo di fuliggine e di polvere sul vetro in modo tale che la luce possa passare dalla lampada e illuminare, in modo sicuro, il cammino degli altri viaggiatori.

Quindi, per connetterci alla visione dei Guru, abbiamo bisogno di esser seri, dobbiamo esser sinceri e dobbiamo esser dediti alla causa. Con la nostra sincerità, serietà e impegno, possiamo vivere la visione dei saggi e rendere lo Yoga una cultura pratica, applicabile e globale che porterà luce, ispirazione, pace e vita in tutti gli aspetti della società umana. 

Questo è il messaggio di questa Convention mondiale dello Yoga. 

Al di là delle caste, dei credi, della religione, dei dogma, è una celebrazione di vita, una comprensione delle possibilità creative della vita, e una connessione con la gioia e la pace.


—Closing address, 27 October 2013, Polo Ground, Munger


domenica 8 ottobre 2017

Guardando i Kosha

 Swami Niranjanananda Saraswati

http://www.yogamag.net/archives/2015/ajan15/kos.shtml


Sei composto da diversi livelli: fisico, energetico, mentale, la coscienza e lo spirito. Si tratta di cinque elementi per creare “TE STESSO”.
Acqua terra, fuoco, aria ed etere sono gli elementi materiali, ma non sono elementi che vi danno l'esperienza di ciò che è la vita. Terra, fuoco, acqua, aria ed etere non sono elementi senzienti. Sono solo i mattoni della vita. All'interno di questo elemento costitutivo della vita c'è un potere senziente che è lo spirito, la coscienza.

Si soddisfano le esigenze del corpo e lo si armonizza. Si soddisfano le esigenze del sistema energetico e si regola e attiva l’energia lavorando su Annamaya e Pranamaya Kosha.
Vi è anche la necessità di rendere la mente libera da fattori di stress e tensioni. Pertanto, per quanto riguarda Manomaya Kosha, deve essere sviluppata la capacità di rilassarsi. Focalizzare le energie dissipate della mente e sperimentare la potenza della mente, mentre la concentrazione e la meditazione sono necessari per l'esperienza di Vijnanamaya Kosha.

La corretta applicazione dello yoga a questi quattro livelli vi porterà automaticamente al quinto livello di Anandamaya Kosha o della beatitudine. L'armonia di questi primi quattro livelli culminerà nell'esperienza di Ananda, la beatitudine. Anche se si lavora su quattro livelli, il corpo, il prana, la mente e la coscienza, l'integrazione dei quattro fa nascere la quinta esperienza della vostra luce interiore. Questo è lo stato di beatitudine, lo stato di Ananda. Questa non è una filosofia spirituale, è una filosofia fondata sulla realtà della vita, le realtà che vivete quotidianamente.

Nella nostra tradizione di trasmissione della conoscenza da maestro a discepolo (Parampara), si dice che lo scopo dello yoga è quello di realizzare la vita. Lo scopo dello yoga non è quello di realizzare Dio. Lo scopo dello yoga è quello di realizzare la vita, per essere in sintonia con le espressioni della vita, di migliorare le belle espressioni della vita. Nel momento in cui negate e eliminate le vostre dissipazioni, la mente diventa potente. Le restrizioni della mente sono le sue negatività, mentre la sua forza è la sua positività. Potete sperimentare ciò in tutte le situazioni nella vostra vita. Una volta che questa fase è completa, diviene accessibile l'ulteriore cammino volto a coltivare consapevolezza spirituale.

—13 Aprile 2014, Chembur, Mumbai, India


domenica 2 luglio 2017

Sii uno Yogi

Tratto da “Testa, Cuore e Mani”
 Swami Niranjanananda Saraswati

http://www.yogamag.net/archives/2016/isep16/thou.shtml

Attraverso meditazione, pratyahara e dharana, le facoltà mentali vengono risvegliate.
Attraverso il bhakti yoga, le qualità inferiori del cuore vengono rimosse e le emozioni vengono  rese libere dalle influenze esterne che distorcono la loro fluidità.
Attraverso lo sviluppo di sempre maggiore creatività, si realizza la facoltà delle mani.

Sviluppare le facoltà di testa, cuore e mani significa che tu devi sviluppare e scoprire un te stesso migliore. La possibilità di diventare migliore è già dentro di te.
La possibilità di miglioramento  è costante e continua, non finisce mai.
Tu pensi di non poter migliorare più solo quanto la tua mente diventa stagnante.
Se puoi rimanere ottimista, positivo e creativo, equilibrato nelle emozioni e nei pensieri, allora un nuovo te stesso emerge dalle ceneri del vecchio te.

Questo nuovo te stesso è lo yogi. Tu sei diventato uno yogi. Tu non diventi un illuminato o un siddha, ma uno yogi che è stato capace di trasformare le qualità della vita, trascendere la debolezza e diventare stabile nella forza del carattere e comprendere lo spirito.


Questo è il viaggio di cui ci ha  parlato Swami Sivananda, e  dove Swami Satyananda ci ha condotto.


martedì 20 giugno 2017

Cos’è lo yoga?

In occasione della Terza Giornata Internazionale dello Yoga riportiamo un'intervista a Swami Niranjananda

D:
Cos’è lo yoga?

R: Quando senti la parola Yoga tu evochi un’immagine nella tua mente. Alcune persone pensano ad un fachiro seduto su un letto di chiodi, meditando e pensano che questo sia yoga. Alcune persone evocano l’immagine di uno yogi seduto in una grotta sulle montagne e lo associano con lo Yoga.

Alcune persone vedono una rappresentazione pittorica della kundalini che si muove nella colonna vertebrale e si interessano allo yoga. Altri vanno in uno studio di yoga e fanno yoga aerobico  di fronte ad uno specchio a figura intera. Guardano il loro corpo, osservano la loro postura e pensano che lo yoga sia qualcosa di fisico che serve ad avere una buona forma fisica.
Ogni persona evoca un’idea o un’immagine dello yoga ed è così che inizia l’identificazione dello yoga. Ci sono molte idee, pensieri ed immagini che tu crei nella tua mente e che definiscono cosa sia per te lo yoga. Comunque lo yoga non è nulla di queste idee.

Cos’è allora lo Yoga?

Rispondendo a questa domanda arriviamo alla conclusione che yoga sia uno stile di vita. Non è una pratica e non è neppure un sadhana spirituale. In realtà è uno stile di vita, per una volta comincia a vivere i principi yogici nella tua vita, ci sono cambiamenti nelle tua percezioni, interazioni nella tua mente, nei tuoi sentimenti, azioni e comportamento migliorano. Questo cambia praticando asana, pranayama, rilassamento, meditazione e ascoltando satsang? O questo miglioramento succede quando prendi la responsabilità dello sviluppo e del progresso della tua vita?

È  la visione dei saggi che ogni individuo deve  portare nella propria vita. Ognuno deve diventare responsabile dei miglioramenti della vita. Le medicine possono essere prescritte, ma se il paziente non le prende e le tiene chiuse nell’armadietto, a cosa servono? Tu hai le medicine nelle tue mani, ma non le stai prendendo; non ti stai prendendo le tue responsabilità.  Non stai adempiendo alle tue responsabilità di prendere le medicine per sentirti meglio.
Pertanto, io vedo lo  yoga come uno stile di vita, quando inizi ad incorporare dei piccoli principi di yoga nella tua routine quotidiana, migliori la tua routine. Incorpori principi di yoga nel tuo comportamento e lo migliori, incorpori un po’ di rilassamento e concentrazione per gestire meglio lo stress e l’ansia. Il momento in cui inizi a portare lo yoga nella tua routine, lo yoga diventa uno stile di vita. Se pensi che lo yoga debba essere praticato solo in una classe muovendo il tuo corpo, manipolando il tuo respiro, rilassando e meditando, allora lo yoga non diverrà mai parte della tua vita.

Così la risposta alla domanda “Cos’è Yoga?” E’ questo: è uno stile di vita che regola corpo, mente ed emozioni, E’ uno stile di vita che coltiva le qualità o facoltà di testa, cuore e mani.

Questa è la definizione di Yoga!!!


~ Swami Niranjanananda Saraswati (Capo Spirituale della Bihar School of Yoga)

mercoledì 17 maggio 2017

Vivere lo yoga

tratto da Yoga Magazine dicembre  2016

di Swami Satyananda Saraswati


Vivere lo yoga significa essere in armonia con se stessi.
 Lo sai com’è fatta la tua mente. Allo stesso modo sai quali schemi conflittuali stai assorbendo mentre vivi. 

Come è instabile la mente!

Come puoi insegnare la tranquillità ad altri, mentre tu stesso sei disturbato? Per vivere lo yoga è necessario vivere una vita armoniosa nel corpo, nella mente e nello spirito. La parola “yoga” rappresenta l’armonia, l’unità e il coordinamento.

Questo senso di armonia e unità deve essere espresso e praticato prima di tutto in relazione al proprio io e poi con le persone al fianco delle quali vivi.

Se non vivi una vita armoniosa con te stesso, allora sai che tipi di problemi andrai a creare. 
Vivere lo yoga significa innanzitutto organizzare gli schemi della propria vita. Se non hai un sistema, disciplina e ordine nella tua vita, potrai essere un buon insegnante yoga ma non sarai in armonia con te stesso.

Abbiamo incontrato molti insegnanti di yoga in giro per il mondo e alcuni di loro vivono una vita equilibrata, ma altri vivono una vita di paradossi. Sono instabili nella loro determinazione e non accurati nelle loro decisioni.

Quindi, quando dico che non dovresti soltanto insegnare yoga ma anche vivere yoga, intendo che dovresti creare uno schema armonioso nella tua vita.


giovedì 20 aprile 2017

La nostra tradizione



http://www.yogamag.net/archives/2015/joct15/trad.shtml

Swami Niranjanananda Saraswati

La nostra tradizione inizia con Swami Sivananda. Essendo un dottore egli conosceva la scienza e il corpo umano, la sua anatomia e psicologia. Egli conosceva le condizioni ambientali e  i problemi che le persone affrontano nella società. Questi punti sono importanti in quanto ci sono molti sadhu e mahatma che non hanno idea di cosa sia la società e di cosa abbia bisogno; essi parlano e basta. Swami Sivananda capì i bisogni della società e cercò di soddisfare questi bisogni. Egli, di fondo, mantenne sempre la sua filosofia e conoscenza. 

Vedanta e Yoga
La tradizione dei Sannyasin è Vedanta, non Yoga. La filosofia dei Sannyasin è la filosofia del Vedanta. Secondo Swami Sivananda,  Vedanta è da considerarsi come un’esperienza personale che non può esser insegnata. Quando una persona sta male e qualcuno dice a quella persona “Tu non sei questo corpo e tu non sei questa mente, tu sei un’anima pura di eterna coscienza” egli non ascolterà. Invece rifiuterà questo insegnamento e dirà: “ io sto soffrendo. Ho l’asma, sento il dolore dell’infezione e tu stai cercando di dirmi che non sono questo corpo!”
Il Vedanta non è per le persone della società che sono assorbite dal mondo materiale. Fin quando una persona non rinuncia alla mondanità e adotta una nuova idea, attraverso il suo modo di vivere, una persona non diffonderà mai il Vedanta. Se una persona è interessata alla diffusione, allora è lo Yoga che dovrebbe esser diffuso in quanto esso sarà capace di evolvere la personalità delle persone. Swami Sivananda diceva che una persona può applicare lo Yoga per sviluppare la capacità e la qualità della propria mente, emozioni e azioni; l’obiettivo dello yoga non è la realizzazione o la visione del Divino. L’obiettivo dello Yoga è sviluppare le facoltà della vita di ognuno. 

I bisogni della vita
Una persona può aspirare alla propria realizzazione, moksha o liberazione, comunque questo non è necessario nella vita di tutti i giorni. Perciò cos’è necessario? Il bisogno di permettere alla forza e al potenziale della vita di esprimersi. Questo processo dà la possibilità a una persona di dare significato alla propria vita o a quella di un’altra persona, qualcuno raggiunge la pace, si connette con il sé interiore o con l’anima, e un altro acquisisce una visione e uno scopo nella vita.
Tutti i sadhu dicono che lo scopo della vita è moksha. Una volta una persona chiese a Sri Swami Satyananda se lo scopo di tutte le conoscenze e discipline spirituali fosse la visione del divino o Ishwar Darshan. Egli rispose che non era così. Quando questa persona gli disse che le scritture dicono così, egli disse che così è stato scritto ma non è necessariamente così.
Nessun dubbio  scritto nei testi è un bisogno primario per le persone che non hanno la capacità di percepire la realtà trascendente. Dio è una realtà trascendente e le menti delle persone  non sono trascendenti. Essi non sono trascendenti come neanche i loro sensi. Quindi, le persone che non possiedono tali capacità, come possono provare a conoscere ciò che è trascendente? Quando gli fu chiesto cosa una persona può fare a riguardo, Swamiji rispose che una persona può sviluppare le sue capacità. Se la natura di una persona è tamasica può esser cambiata per diventare più sattwica.
Una persona deve dividere i problemi, le difficoltà e le sofferenze della vita. Se un uomo cerca di trovare nel mondo esterno la ragione dei suoi disturbi o dei suoi turbamenti è difficile ottenere la pace. La condizione umana è tale che ognuno può affinare la propria vita ed è sempre in tempo per rimediare. Quando un essere umano non ha la minima idea della ragione della propria irrequietezza e continua ancora a cercar la pace, c’è un problema. Nel momento in cui una persona realizza la ragione dei propri problemi non ha bisogno di cercare pace. Ognuno cerca la soluzione da sé. Una volta che la causa del problema è conosciuta è semplice trovare una soluzione.
Questa mente non trascendentale non può far esperienza della realtà trascendentale. Sri Swami Satyananda suggerisce che una persona può lavorare per creare una mente adeguata e capace rimuovendo le impurità della mente per far cessare le limitazioni di essa e attivare la sua energia. In questo modo possiamo capire la realtà suprema.

Affrontare la vita
Nella nostra tradizione, gli insegnamenti del nostro Paramguru Swami Sivananda e del nostro guru Swami Satyananda, rendono molto chiaro che lo scopo dello yoga è connesso con la nostra vita. L’obiettivo dello Yoga è attivare le facoltà interiori di ognuno. In questo processo si fa esperienza della pace, della prosperità o della suprema realtà (quest’ultimo punto è un bonus). Comunque, il focus, dovrebbe rimanere il controllo del corpo, della mente e della vita.
Per raggiungere questo scopo si dovrebbe preparare uno specifico programma personale o un sadhana che può esser indirizzato ai bisogni del proprio corpo, ai bisogni della mente e che può trasformare il semplice karma in karma creativo. L’insegnamento dello yoga del quale la Bihar School of Yoga si avvale è proprio questo – affrontare situazioni, problemi, difficoltà, malattie, limiti psicologici e spirituali attraverso le pratiche yogiche. Dobbiamo affrontarle, e dobbiamo sapere come canalizzarle.
21 Settembre 2014, Il Club degli Ufficiali delle Ferrovie, Delhi, India.


lunedì 27 marzo 2017

Mantra e Mente

Swami Satyananda Saraswati
Tenuto allo Yoga Teachers Seminar, Collbato in Agosto

Nella filosofia tantrica, il Mantra è una forza che può essere utilizzata per il risveglio della nostra coscienza spirituale. La base del Mantra è il suono, che spazia dal grossolano al sottile. In tutto il cosmo ci sono onde sonore lente, medie e veloci. Le onde medie sono percettibili per noi, ma non quelle lente e le veloci. Quando il suono del Mantra è pronunciato, esso ha una portata media di frequenza che è conosciuta come suono percettibile o grossolano. Ma quando il Mantra è intonato silenziosamente ha una frequenza più veloce e diviene impercettibile o suono sottile.
Perciò il Mantra lavora sia sul piano grossolano che anche su piani più alti. Quando producete un suono ed accelerate la frequenza, esso colpisce il piano interiore della coscienza. Proprio come quando raccogliete un sassolino e lo buttate in un lago calmo e tranquillo l’impatto crea delle onde, e le onde creano dei cerchi che si espandono sempre secondo la forza ed il peso del sasso. Allo stesso modo quando ripetete il Mantra, il suono colpisce l’omogeneità della coscienza e crea delle onde che aiutano ad espandere la mente.
La barriera
La mente ha due livelli:  individuale e universale. Infatti, in tutto l'universo esiste una sola mente, ma questa mente si individualizza secondo ciascun circuito separato. Ad esempio, la vostra mente e la mia mente non sono due menti; le nostre menti sono circuiti differenti di una sola mente. Così la verità è che la mente individuale è parte della omogenea mente universale. Pertanto, la mente individuale può essere sempre connessa con la mente universale se sappiamo come fare. Dobbiamo ricordarci di questo come una legge, perché è di massima importanza nella vita spirituale.
Quando iniziamo a praticare il Mantra, creiamo delle vibrazioni nella mente esterna. Appena la mente diventa calma, tranquilla e concentrata, queste vibrazioni vengono trasferite nell'area della mente universale. Allora la barriera tra la mente individuale e la mente universale viene rotta. A causa di questa barriera, le nostre menti sono separate le une dalle altre; voi non sapete cosa penso io ed io non so cosa pensate voi. Ma quando questa barriera è rotta, la vostra mente e la mia mente diventano una sola mente.
La mente è una madre universale e la sua natura è quella dei tre guna: sattwa (equilibrio), rajas (dinamismo) e tamas (inerzia). Secondo la manifestazione della realtà, la mente è conosciuta come buddhi (l'intelletto discriminante), chitta (il contenuto della mente), e ahamkara (ego).
Abbiamo sempre considerato la mente come un processo del pensiero, ma secondo il Tantra la mente non è il pensiero. Pensieri e sentimenti sono espressioni della mente, e non la mente stessa. Proprio come le onde dell'oceano sono una espressione, una manifestazione dell’oceano; esse non sono l'oceano. Pensiero ed emozione sono vritti (schemi) della mente. Rabbia, passione, avidità, gelosia, amore, memoria, giudizio, sono tutti schemi mentali, non sono la mente.
La mente è coscienza omogenea. Questa coscienza è duplice: esterna ed interna. Quando avete delle percezioni sensoriali, allora sapete che la percezione è esterna. Quando dissociate la mente dai sensi, la coscienza diviene interiore. La mente può andare in entrambe le direzioni. Quando la mente diventa estroversa fa esperienza della forma, del suono, del tatto, del gusto e dell’odorato attraverso i cinque differenti organi di senso. L'esperienza sensoriale è il gioco della mente.
Se la mente è introversa, i sensi sono inerti e senza vita. Allora l’individuo non sente, non vede, non odora, non parla e non tocca. Ciò è chiamato pratyahara. Quando la mente si rivolge verso l'interno, ci si avvicina alla barriera e si inizia a vedere il cosmo, che è un'esperienza infinita. Non ha né inizio né fine, non ha né circonferenza né centro.
Noi definiamo la coscienza come esterna o interna, materiale o spirituale. La coscienza materiale è un'esperienza esterna della mente. La coscienza spirituale è un'esperienza interna della mente. Quando la mente ha una barriera, essa è limitata all’esperienza materiale, ma quando la barriera è rotta, allora ha un’esperienza spirituale. Nella filosofia yogica questa barriera è conosciuta come avidya (ignoranza) o maya (illusione). Con la pratica del Mantra questa barriera viene rotta.
Formazioni della mente
Ogni Mantra ha un suono specifico. Non conosciamo tutti i suoni, ma sappiamo che ci sono suoni più deboli ed altri più forti. Cosa succede quando un suono è prodotto? Gli scienziati hanno visto che gli schemi delle onde cerebrali sono alterati. I tantrici dicono che quando un suono è prodotto, esso altera le formazioni della mente.
La mente non è una unità. Così come l'acqua è composta dalla combinazione di idrogeno e ossigeno, la mente è una combinazione di più formazioni. Nello Yoga e nel Tantra queste formazioni sono conosciute come samskara. Essi sono i residui delle esperienze individuali attraverso più incarnazioni.
La mente funziona come una macchina fotografica. Ciò che è stato conosciuto e sperimentato attraverso i sensi rimane impresso nella parte subliminale della mente. Queste impressioni o formazioni sono così numerose che non si può mai essere in grado di conoscerle tutte, e non è facile classificarle. Alcuni sono deboli e insignificanti, mentre altri hanno una forte influenza sul carattere, sulle abitudini e sulla natura. Alcune sono occasionali e periodiche, altre vi accompagnano per tutto il tempo.
E’ chiaro che i pensieri potenti come la rabbia, la passione, la gelosia o la paura vengono in mente di tanto in tanto, ma durante la meditazione molti pensieri insignificanti vanno e vengono. Questo accade perché non abbiamo purificato le formazioni della mente. Ecco perché il primo requisito per la meditazione è Chitta Shuddi (purificazione mentale). Ciò non deve essere interpretato come una questione religiosa. Chitta Shuddi significa fissare le formazioni della mente. Altrimenti quando ci si siede per la meditazione tanti altri piccoli pensieri si affacciano continuamente nella mente, provocando agitazione e disturbo. La pratica del Mantra è uno dei migliori metodi per la Chitta Shuddhi, se è fatto con la consapevolezza di tutti i pensieri che entrano nella mente mentre il Mantra viene ripetuto.
Le formazioni della mente hanno tre gradi: Vikshepa (distrazione), Vikalpa (concentrazione) e Laya (totale dissoluzione). Il primo grado si verifica quando la mente oscilla continuamente da un punto ad un altro e non è mai costante. Per esempio, quando vi concentrate sulla fiamma di una candela e un pensiero che vi distrae passa attraverso la vostra mente, questo è detto vikshepa. Questa è una formazione della mente.
La seconda formazione è detta vikalpa. Dopo aver stabilito pratyahara, la dissociazione della mente dai sensi, si arriva alla consapevolezza su un solo punto. Allora si comincia ad avere delle visioni. Potete essere concentrati sulla fiamma di una lampada, ma cominciate a vedere la televisione interiore! Queste formazioni psichiche della mente sono chiamate vikalpa, e sono estremamente difficili da estirpare. Nel Dhyana Yoga se un pensiero giunge alla mente, si può sicuramente forzarlo ad andarsene grazie alla propria volontà. Ma quando sopraggiunge vikalpa non si può fare nulla. Queste sono espressioni involontarie delle formazioni psichiche e non potete avere alcun controllo su di esse. Come si possono distruggere o fissare queste formazioni? Qui il Mantra sarà molto utile. Il Mantra è in grado di distruggere le formazioni psichiche conosciute come vikalpa.
C'è una terza e potente formazione della mente chiamata laya che significa dissoluzione, sospensione. A quel punto la coscienza è completamente eliminata e si arriva allo shunya totale (vuoto). Vi siete concentrati sulla fiamma di una lampada e all'improvviso tutto si spegne; non c'è fiamma, non c'è niente, e siete completamente impotenti, persi. Questa è una formazione molto ostinata.
Quindi ci sono tre tipi di samskara: distrazione, visioni psichiche e sospensione della coscienza. Come potete liberarvi da queste formazioni? Il Mantra è uno strumento di grande valore a questo scopo. Quando praticate il Mantra è assolutamente necessario che usiate una mala. Mantra e mala insieme fisseranno le formazioni della mente. Ad esempio, praticando Om, Om, Om, la mente cade improvvisamente e appaiono le visioni. Il girare i grani della mala interferirà con le visioni e risveglierà la vostra coscienza. Invertirà il processo della coscienza mentale. Questa è l'importanza del Mantra in relazione al Dhyana Yoga e al risveglio della coscienza spirituale.
Bija Mantra
I Bija (semi) Mantra sono suoni molto potenti che hanno effetti significativi e istantanei. Vi sono milioni di bija Mantra, ma ne conosciamo solo alcuni. Ogni Bija Mantra ha il proprio elemento ed ogni elemento è associato ad un centro del corpo. Per esempio, Om appartiene all'etere, l'elemento più sottile. La sede dell’elemento etere è ajna chakra. Pertanto, Om è il Mantra di ajna ed è considerato essere il padre, il più potente tra tutti i Bija Mantra. I veri ricercatori della realtà assoluta utilizzano il Mantra Om.
Questo è solo un esempio dei bija Mantra e dei loro elementi e chakra associati. Allo stesso modo, il Bija Mantra Lam appartiene all'elemento terra, la sede di muladhara chakra. Vam appartiene all'elemento acqua, swadhisthana chakra. Ram appartiene l'elemento fuoco, manipura chakra. Yam appartiene all'elemento aria, anahata chakra. Ham appartiene all'elemento etere, vishuddhi chakra.
I Bija Mantra sono sicuramente una dose di elevata potenza. Gli aspiranti che non hanno fissato le loro formazioni mentali dovrebbero praticare un Mantra ordinario piuttosto che un Bija Mantra. Quando si utilizza un Bija Mantra il risveglio del prana è incontrollabile. Questo è il motivo per cui così tante persone hanno delle esperienze entro il secondo giorno di pratica del Bija Mantra.
Bisogno di un guru e della pratica
Il Mantra dovrebbe essere ricevuto dal guru. Un libro non può stabilire il Mantra giusto per voi. Proprio come una cartuccia deve essere colpita dal martello della pistola per sparare, così il Mantra deve essere colpito dal martello del guru per far esplodere la coscienza. La relazione tra guru e discepolo è solo il Mantra. Quando il guru dà il Mantra all'aspirante, questo diventa un discepolo. Un discepolo è colui che sta lavorando e sviluppando il Mantra. Con l’aiuto del Mantra, sta cercando di fermare i samskara, i vari elementi della mente.
Il guru deve decidere il Mantra giusto per voi sulla base del vostro segno zodiacale, del temperamento, della malattia, o del percorso spirituale. Dopo aver ricevuto il Mantra dal guru, lo si deve praticare ogni giorno per cinque o dieci minuti. Non importa quanto sia potente il vostro Mantra, se non lo praticherete non otterrete nulla.
Il Mantra deve essere ripetuto migliaia di volte. In principio lo si ripete sul piano udibile. Le vibrazioni sono esterne e gli effetti grossolani. Ma a poco a poco, come la mente diventa più tranquilla e silenziosa, le vibrazioni diventano più potenti. Il Mantra quindi va più in profondità nella coscienza, perfora la mente conscia e la mente subconscia e penetra nella mente inconscia. Una volta che il Mantra entra nella mente inconscia, distrugge tutti i samskara e le formazioni mentali. Pertanto, il Mantra deve essere ripetuto regolarmente con la mala. Se il vostro Mantra è Om, praticate cinque mala ogni giorno. Se non avete tempo alla mattina fatelo alla sera. Molti capifamiglia non praticano il Mantra di notte perché sono confusi su certi tabù. Ritengono che non sia corretto praticare il Mantra dopo maithuna, ma secondo il Tantra l'effetto del Mantra è di gran lunga maggiore in quel momento. Quindi, se avete deciso di fare cinque mala ogni notte, dovrete farlo. Indipendentemente da che tipo di vita conducete, prima praticate e poi dormite.

Il Mantra è una forza purificatrice. Niente al mondo può inquinare il Mantra; nulla può renderlo impuro. Il Mantra può purificare ogni corruzione. E 'un grande depuratore che indipendentemente da come vivete, cosa pensate o in quale religione credete, dominerà e distruggerà tutti i samskara. Quando i samskara saranno distrutti e il velo sarà squarciato, potrete vedere la divinità davanti a voi, splendente come il sole. Ciò che state cercando non è molto lontano. C’è solamente un velo tra voi e me che deve essere distrutto dal Mantra shakti, dal Mantra Yoga. Om è il più potente, il più benevolo di tutti i Mantra.