lunedì 27 marzo 2017

Mantra e Mente

Swami Satyananda Saraswati
Tenuto allo Yoga Teachers Seminar, Collbato in Agosto

Nella filosofia tantrica, il Mantra è una forza che può essere utilizzata per il risveglio della nostra coscienza spirituale. La base del Mantra è il suono, che spazia dal grossolano al sottile. In tutto il cosmo ci sono onde sonore lente, medie e veloci. Le onde medie sono percettibili per noi, ma non quelle lente e le veloci. Quando il suono del Mantra è pronunciato, esso ha una portata media di frequenza che è conosciuta come suono percettibile o grossolano. Ma quando il Mantra è intonato silenziosamente ha una frequenza più veloce e diviene impercettibile o suono sottile.
Perciò il Mantra lavora sia sul piano grossolano che anche su piani più alti. Quando producete un suono ed accelerate la frequenza, esso colpisce il piano interiore della coscienza. Proprio come quando raccogliete un sassolino e lo buttate in un lago calmo e tranquillo l’impatto crea delle onde, e le onde creano dei cerchi che si espandono sempre secondo la forza ed il peso del sasso. Allo stesso modo quando ripetete il Mantra, il suono colpisce l’omogeneità della coscienza e crea delle onde che aiutano ad espandere la mente.
La barriera
La mente ha due livelli:  individuale e universale. Infatti, in tutto l'universo esiste una sola mente, ma questa mente si individualizza secondo ciascun circuito separato. Ad esempio, la vostra mente e la mia mente non sono due menti; le nostre menti sono circuiti differenti di una sola mente. Così la verità è che la mente individuale è parte della omogenea mente universale. Pertanto, la mente individuale può essere sempre connessa con la mente universale se sappiamo come fare. Dobbiamo ricordarci di questo come una legge, perché è di massima importanza nella vita spirituale.
Quando iniziamo a praticare il Mantra, creiamo delle vibrazioni nella mente esterna. Appena la mente diventa calma, tranquilla e concentrata, queste vibrazioni vengono trasferite nell'area della mente universale. Allora la barriera tra la mente individuale e la mente universale viene rotta. A causa di questa barriera, le nostre menti sono separate le une dalle altre; voi non sapete cosa penso io ed io non so cosa pensate voi. Ma quando questa barriera è rotta, la vostra mente e la mia mente diventano una sola mente.
La mente è una madre universale e la sua natura è quella dei tre guna: sattwa (equilibrio), rajas (dinamismo) e tamas (inerzia). Secondo la manifestazione della realtà, la mente è conosciuta come buddhi (l'intelletto discriminante), chitta (il contenuto della mente), e ahamkara (ego).
Abbiamo sempre considerato la mente come un processo del pensiero, ma secondo il Tantra la mente non è il pensiero. Pensieri e sentimenti sono espressioni della mente, e non la mente stessa. Proprio come le onde dell'oceano sono una espressione, una manifestazione dell’oceano; esse non sono l'oceano. Pensiero ed emozione sono vritti (schemi) della mente. Rabbia, passione, avidità, gelosia, amore, memoria, giudizio, sono tutti schemi mentali, non sono la mente.
La mente è coscienza omogenea. Questa coscienza è duplice: esterna ed interna. Quando avete delle percezioni sensoriali, allora sapete che la percezione è esterna. Quando dissociate la mente dai sensi, la coscienza diviene interiore. La mente può andare in entrambe le direzioni. Quando la mente diventa estroversa fa esperienza della forma, del suono, del tatto, del gusto e dell’odorato attraverso i cinque differenti organi di senso. L'esperienza sensoriale è il gioco della mente.
Se la mente è introversa, i sensi sono inerti e senza vita. Allora l’individuo non sente, non vede, non odora, non parla e non tocca. Ciò è chiamato pratyahara. Quando la mente si rivolge verso l'interno, ci si avvicina alla barriera e si inizia a vedere il cosmo, che è un'esperienza infinita. Non ha né inizio né fine, non ha né circonferenza né centro.
Noi definiamo la coscienza come esterna o interna, materiale o spirituale. La coscienza materiale è un'esperienza esterna della mente. La coscienza spirituale è un'esperienza interna della mente. Quando la mente ha una barriera, essa è limitata all’esperienza materiale, ma quando la barriera è rotta, allora ha un’esperienza spirituale. Nella filosofia yogica questa barriera è conosciuta come avidya (ignoranza) o maya (illusione). Con la pratica del Mantra questa barriera viene rotta.
Formazioni della mente
Ogni Mantra ha un suono specifico. Non conosciamo tutti i suoni, ma sappiamo che ci sono suoni più deboli ed altri più forti. Cosa succede quando un suono è prodotto? Gli scienziati hanno visto che gli schemi delle onde cerebrali sono alterati. I tantrici dicono che quando un suono è prodotto, esso altera le formazioni della mente.
La mente non è una unità. Così come l'acqua è composta dalla combinazione di idrogeno e ossigeno, la mente è una combinazione di più formazioni. Nello Yoga e nel Tantra queste formazioni sono conosciute come samskara. Essi sono i residui delle esperienze individuali attraverso più incarnazioni.
La mente funziona come una macchina fotografica. Ciò che è stato conosciuto e sperimentato attraverso i sensi rimane impresso nella parte subliminale della mente. Queste impressioni o formazioni sono così numerose che non si può mai essere in grado di conoscerle tutte, e non è facile classificarle. Alcuni sono deboli e insignificanti, mentre altri hanno una forte influenza sul carattere, sulle abitudini e sulla natura. Alcune sono occasionali e periodiche, altre vi accompagnano per tutto il tempo.
E’ chiaro che i pensieri potenti come la rabbia, la passione, la gelosia o la paura vengono in mente di tanto in tanto, ma durante la meditazione molti pensieri insignificanti vanno e vengono. Questo accade perché non abbiamo purificato le formazioni della mente. Ecco perché il primo requisito per la meditazione è Chitta Shuddi (purificazione mentale). Ciò non deve essere interpretato come una questione religiosa. Chitta Shuddi significa fissare le formazioni della mente. Altrimenti quando ci si siede per la meditazione tanti altri piccoli pensieri si affacciano continuamente nella mente, provocando agitazione e disturbo. La pratica del Mantra è uno dei migliori metodi per la Chitta Shuddhi, se è fatto con la consapevolezza di tutti i pensieri che entrano nella mente mentre il Mantra viene ripetuto.
Le formazioni della mente hanno tre gradi: Vikshepa (distrazione), Vikalpa (concentrazione) e Laya (totale dissoluzione). Il primo grado si verifica quando la mente oscilla continuamente da un punto ad un altro e non è mai costante. Per esempio, quando vi concentrate sulla fiamma di una candela e un pensiero che vi distrae passa attraverso la vostra mente, questo è detto vikshepa. Questa è una formazione della mente.
La seconda formazione è detta vikalpa. Dopo aver stabilito pratyahara, la dissociazione della mente dai sensi, si arriva alla consapevolezza su un solo punto. Allora si comincia ad avere delle visioni. Potete essere concentrati sulla fiamma di una lampada, ma cominciate a vedere la televisione interiore! Queste formazioni psichiche della mente sono chiamate vikalpa, e sono estremamente difficili da estirpare. Nel Dhyana Yoga se un pensiero giunge alla mente, si può sicuramente forzarlo ad andarsene grazie alla propria volontà. Ma quando sopraggiunge vikalpa non si può fare nulla. Queste sono espressioni involontarie delle formazioni psichiche e non potete avere alcun controllo su di esse. Come si possono distruggere o fissare queste formazioni? Qui il Mantra sarà molto utile. Il Mantra è in grado di distruggere le formazioni psichiche conosciute come vikalpa.
C'è una terza e potente formazione della mente chiamata laya che significa dissoluzione, sospensione. A quel punto la coscienza è completamente eliminata e si arriva allo shunya totale (vuoto). Vi siete concentrati sulla fiamma di una lampada e all'improvviso tutto si spegne; non c'è fiamma, non c'è niente, e siete completamente impotenti, persi. Questa è una formazione molto ostinata.
Quindi ci sono tre tipi di samskara: distrazione, visioni psichiche e sospensione della coscienza. Come potete liberarvi da queste formazioni? Il Mantra è uno strumento di grande valore a questo scopo. Quando praticate il Mantra è assolutamente necessario che usiate una mala. Mantra e mala insieme fisseranno le formazioni della mente. Ad esempio, praticando Om, Om, Om, la mente cade improvvisamente e appaiono le visioni. Il girare i grani della mala interferirà con le visioni e risveglierà la vostra coscienza. Invertirà il processo della coscienza mentale. Questa è l'importanza del Mantra in relazione al Dhyana Yoga e al risveglio della coscienza spirituale.
Bija Mantra
I Bija (semi) Mantra sono suoni molto potenti che hanno effetti significativi e istantanei. Vi sono milioni di bija Mantra, ma ne conosciamo solo alcuni. Ogni Bija Mantra ha il proprio elemento ed ogni elemento è associato ad un centro del corpo. Per esempio, Om appartiene all'etere, l'elemento più sottile. La sede dell’elemento etere è ajna chakra. Pertanto, Om è il Mantra di ajna ed è considerato essere il padre, il più potente tra tutti i Bija Mantra. I veri ricercatori della realtà assoluta utilizzano il Mantra Om.
Questo è solo un esempio dei bija Mantra e dei loro elementi e chakra associati. Allo stesso modo, il Bija Mantra Lam appartiene all'elemento terra, la sede di muladhara chakra. Vam appartiene all'elemento acqua, swadhisthana chakra. Ram appartiene l'elemento fuoco, manipura chakra. Yam appartiene all'elemento aria, anahata chakra. Ham appartiene all'elemento etere, vishuddhi chakra.
I Bija Mantra sono sicuramente una dose di elevata potenza. Gli aspiranti che non hanno fissato le loro formazioni mentali dovrebbero praticare un Mantra ordinario piuttosto che un Bija Mantra. Quando si utilizza un Bija Mantra il risveglio del prana è incontrollabile. Questo è il motivo per cui così tante persone hanno delle esperienze entro il secondo giorno di pratica del Bija Mantra.
Bisogno di un guru e della pratica
Il Mantra dovrebbe essere ricevuto dal guru. Un libro non può stabilire il Mantra giusto per voi. Proprio come una cartuccia deve essere colpita dal martello della pistola per sparare, così il Mantra deve essere colpito dal martello del guru per far esplodere la coscienza. La relazione tra guru e discepolo è solo il Mantra. Quando il guru dà il Mantra all'aspirante, questo diventa un discepolo. Un discepolo è colui che sta lavorando e sviluppando il Mantra. Con l’aiuto del Mantra, sta cercando di fermare i samskara, i vari elementi della mente.
Il guru deve decidere il Mantra giusto per voi sulla base del vostro segno zodiacale, del temperamento, della malattia, o del percorso spirituale. Dopo aver ricevuto il Mantra dal guru, lo si deve praticare ogni giorno per cinque o dieci minuti. Non importa quanto sia potente il vostro Mantra, se non lo praticherete non otterrete nulla.
Il Mantra deve essere ripetuto migliaia di volte. In principio lo si ripete sul piano udibile. Le vibrazioni sono esterne e gli effetti grossolani. Ma a poco a poco, come la mente diventa più tranquilla e silenziosa, le vibrazioni diventano più potenti. Il Mantra quindi va più in profondità nella coscienza, perfora la mente conscia e la mente subconscia e penetra nella mente inconscia. Una volta che il Mantra entra nella mente inconscia, distrugge tutti i samskara e le formazioni mentali. Pertanto, il Mantra deve essere ripetuto regolarmente con la mala. Se il vostro Mantra è Om, praticate cinque mala ogni giorno. Se non avete tempo alla mattina fatelo alla sera. Molti capifamiglia non praticano il Mantra di notte perché sono confusi su certi tabù. Ritengono che non sia corretto praticare il Mantra dopo maithuna, ma secondo il Tantra l'effetto del Mantra è di gran lunga maggiore in quel momento. Quindi, se avete deciso di fare cinque mala ogni notte, dovrete farlo. Indipendentemente da che tipo di vita conducete, prima praticate e poi dormite.

Il Mantra è una forza purificatrice. Niente al mondo può inquinare il Mantra; nulla può renderlo impuro. Il Mantra può purificare ogni corruzione. E 'un grande depuratore che indipendentemente da come vivete, cosa pensate o in quale religione credete, dominerà e distruggerà tutti i samskara. Quando i samskara saranno distrutti e il velo sarà squarciato, potrete vedere la divinità davanti a voi, splendente come il sole. Ciò che state cercando non è molto lontano. C’è solamente un velo tra voi e me che deve essere distrutto dal Mantra shakti, dal Mantra Yoga. Om è il più potente, il più benevolo di tutti i Mantra.


martedì 14 marzo 2017

I cinque principi di Sannyasa

Swami Niranjanananda Saraswati


http://www.yogamag.net/archives/1998/ajan98/fiveprin.shtml



Sannyasa ha due aspetti - uno è Vairagya, il non attaccamento e l'altro è Viveka, la discriminazione. L’obiettivo di Sannyasa è quello di raggiungere un livello in cui possiamo sperimentare Viveka e Vairagya. Ciò è possibile seguendo i cinque principi di Sannyasa, che noi conosciamo come le cinque S: Swadhyaya o introspezione, Seva o servizio, Satsang o accompagnarsi alla verità, Samarpan o resa e Santosh o accontentabilità.

Swadhyaya

Swadhyaya è introspezione. Non è un processo intellettuale, ma piuttosto fare esperienza della natura del sé, chi siamo, che cosa siamo, che cosa stiamo cercando di fare, come stiamo cercando di farlo. Swadhyaya è un'analisi psicologica completa della personalità umana. Nel processo di Swadhyaya dobbiamo scoprire che cosa sono le nostre fluttuazioni mentali (chitta vritti) e come possiamo controllarle. Dobbiamo conoscere i nostri punti di forza, le debolezze, le ambizioni e i bisogni, analizzarli e comprenderli usando la facoltà di Viveka, così da arrivare a capire gli aspetti manifesti ed esteriori e quelli interni, immanifesti della nostra personalità.
Swadhyaya non significa studiare testi scritti, ma significa vivere la comprensione. Ci sono due tipi di comprensione: una è mentale, razionale, comprensione intellettuale o conoscenza, e l'altro è l'applicazione della conoscenza. Dobbiamo imparare come applicare la conoscenza. Questa è la chiave per Swadhyaya. Swadhyaya non è leggere questo e quello, riempire la mente di diversi concetti e idee, senza aver chiaro quali siano i nostri obiettivi e la direzione nella vita. Qual è lo scopo di affollare la mente? Non è questo l'obiettivo di Swadhyaya.
Swadhyaya è il processo di acquisire conoscenza e di applicarla per ottenere la saggezza, non il potere. Quando la conoscenza viene utilizzato per ottenere il potere diventa una forza molto distruttiva. Nella Ishavasya Upanishad si afferma che la conoscenza può portare ad una maggiore ignoranza e a un'oscurità più grande della stessa ignoranza. La conoscenza può portare a una maggiore oscurità quando viene utilizzata per ottenere il potere, ma se la conoscenza viene applicata all’ottenimento della saggezza, allora è tutt’altra storia. Quando si impara a controllare e dirigere le modificazioni della mente si migliorano i concetti di giustizia e di creatività. Questo non è solo un processo mentale, è anche un processo vivente. Ciò è noto come chitta vritti nirodhah.


Seva


Il secondo aspetto di Sannyasa è Seva, il servizio. Il servizio si realizza in molte dimensioni differenti allo stesso tempo. Si realizza fisicamente, mentalmente, spiritualmente, socialmente, in ashram, in famiglia. Si realizza in molti modi diversi. Lo scopo di Seva è quello di sviluppare l'immunità tra azione e reazione, tra causa e effetto. Se attraverso il servizio, attraverso il karma yoga, non si è in grado di sviluppare nella vita l'immunità tra causa e effetto, tra azione e reazione, allora non si sta facendo karma yoga, non si sta realizzando Seva o servizio.

Il servizio non è aiutare un’anziana signora ad attraversare la strada; non è aiutare un'altra persona a fare o a diventare qualcosa. Questa può sicuramente essere la forma esteriore di Seva, ma lo scopo di Seva è diverso. L'obiettivo è quello di armonizzare le facoltà di testa, cuore e mani, offrire il meglio di noi per l'elevazione degli altri. Seva può essere soddisfatto solo quando Swadhyaya diventa parte di esso, quando cioè si compie ogni azione con piena consapevolezza. Non è una reazione, ma un’equilibrata, armonizzata azione creativa. E naturalmente, in Seva si deve imparare ad armonizzare le azioni con la mente, i desideri e le aspirazioni.

Satsang

Il terzo aspetto è Satsang. Satsang non è un'attività di un club spirituale. Non significa ritrovarsi insieme qui ad ascoltare cose belle, poi alzarsi e ricadere nei vecchi modelli di vita, in cui le cose entrano da un orecchio ed escono dall'altro. Satsang significa essere consapevoli della realtà dietro l'apparenza, significa utilizzare la facoltà della comprensione con discriminazione, viveka. Questo è il succo di Satsang.
Satsang deve essere combinato con Seva e Swadhyaya al fine di trarne il massimo vantaggio, in modo da non accettare solo ciò che è piacevole e rifiutare invece ciò che non vogliamo ascoltare. In generale noi cerchiamo di classificare tutto ciò che ascoltiamo secondo i nostri condizionamenti e in base ai nostri programmi. Satsang invece è la scomposizione di quei condizionamenti e di quei programmi, cosa che richiede decisamente un duro lavoro.
Vi darò un esempio. Gli Swami della BSY sono persone buone, ma sono anche degli idioti perché hanno ricevuto molte, molte istruzioni durante i Satsang, e mentre stanno ascoltando dicono: "Oh, molto bello, ha ragione". Tuttavia non sono mai in grado di applicare le istruzioni che ricevono durante i Satsang perché pensano che si applichino sempre a qualcun altro e non a loro. Di conseguenza, hanno buon cuore, ma menti idiote. Nel Satsang la natura idiota della mente deve essere accompagnata dalla bontà del cuore. Questo è il modo in cui si deve portare equilibrio nei propri processi mentali attraverso Satsang. Satsang è un modo per sviluppare la discriminazione giorno per giorno e per sviluppare la comprensione delle verità che può essere vissuta in modo pratico nella vita, compiendo uno sforzo per farlo.

Samarpan



Il quarto aspetto è Samarpan, la resa. A chi ci arrendiamo? La gente dice abbandono a Dio, arrendersi al guru, ma non posso accettare questo concetto di resa. Per me Samarpan è arrendersi a se stessi, alla nostra natura interiore. Quando si è in grado di arrendersi a se stessi, allora ci si abbandona spontaneamente al guru o a Dio, all'umanità, al marito, alla moglie o ai figli. La resa non significa diventare impotenti o perdere la nostra volontà. Arrendersi significa entrare in sintonia con la natura che è viva e attiva dentro di noi, mettendoci in sintonia con quella natura in modo che non ci siano correnti contrarie che influenzano il comportamento o le nostre azioni. Quando non ci sono correnti contrarie allora sicuramente l'energia di Dio e del guru si manifestano nella nostra vita.

Santosh


Il quinto aspetto è Santosh, l’accontentabilità. L’accontentabilità è il risultato di Sanyam, quando si è lasciato dietro tutto il chiacchiericcio mentale e si sono accettate la continuità e la spontaneità della vita. Chi è contento? Sono contento? Sei contento? Quando sei contento? Quando sono contento? Diveniamo contenti quando soddisfiamo i nostri desideri, quando otteniamo ciò che vogliamo raggiungere. La contentezza è normalmente un processo molto egoista. Essere contenti significa essere divenuti capaci di trattenere i sensi, la mente e le emozioni e averli armonizzati. Così l'armonia è appagamento.

Queste sono le cinque S, le cinque pratiche di Sannyasa che portano al raggiungimento di Viveka e Vairagya. A quel punto diverrete Sannyasananda, sperimentando la beatitudine in Sannyasa.



Ganga Darshan, 1994