Panchagni – Il Bagno di Fuoco
Swami Satyasangananda Saraswati
Agni è il terzo tattwa che forma
il corpo. Esso collega prithvi (terra) e apas (acqua) con vayu (aria) e akasha
(etere). Senza il fuoco di agni la grossolanità dei primi due tattwa non può
essere affinata nel sottile vayu e nell’ancor più sottile akasha.
Il principio si applica anche
nella meditazione. Quando l'energia che giace attorcigliata in muladhara, la
sede del tattwa prithvi, passa attraverso il fuoco di agni, essa comincia a
brillare con la luce della consapevolezza. A quel punto le esperienze
spirituali hanno inizio. L’espressione “agni pariksha”, o la prova di agni, fa
riferimento a questo evento.
Sita passò attraverso questa prova
prima che potesse unirsi con Rama a Lanka. Prima di ciò, ella era rinchiusa
nella casa di un demone con dieci teste. L'allegoria delle dieci teste è facile
da capire. Esse rappresentano i dieci sensi che tengono l'uomo per sempre
legato ai centri energetici inferiori. Il desiderio dell’esperienza sensuale è originato
dal fatto che l'energia è bloccata lì. Al fine di liberare l'energia dalla sua prigionia,
il fuoco di tapas, altro nome di agni, è essenziale. Solo il fuoco può spezzare
tale prigionia. Anche Sita si impegnò in questa austerità per Rama.
L'ascesa della kundalini è
splendidamente allegorizzata nell'unione di Rama e Sita, dopo la prova di agni.
Rama non avrebbe potuto accettare Sita finché ella non avesse superato tale
prova. Per poter ascendere, Sita, che rappresenta la shakti o energia, ha
dovuto liberarsi dalle sue catene. Sebbene anche egli stesse lottando per
quell'unione, Rama, che rappresenta la coscienza, non discese. Se invece dell’energia
che sale, è la coscienza che scende verso i centri inferiori, l'individuo è
distrutto. Tali centri inferiori semplicemente non possono gestire quella forza.
La scienza della kundalini
spiega che, una volta che l'energia oltrepassa manipura chakra, sede di agni, essa
non ridiscenderà verso i livelli inferiori. Prima di ciò, anche se si risveglia
essa può tornare alla quiescenza. Dopo aver passato agni, il potere della
coscienza la attira verso la sua dimora in sahasrara. Ciò avviene esattamente
nello stesso modo in cui un magnete attrae a sè le limature di ferro. Le due
polarità si incontrano e avviene un'esplosione.
C'è un altro punto molto
importante da considerare qui. La chiave per aprire la serratura, liberare
l'energia dalla sua prigionia e trasportarla in sicurezza a destinazione per
riunisrsi con la coscienza può sì trovarsi nel fuoco di agni, ma il codice della
chiave spetta alla bhakti. Nessun altro potere può assolvere a questo compito.
Bhakti è la devozione incontaminata in cui non c'è spazio per il minimo
indugio, inganno, ipocrisia o dubbio. Proprio come il buio si trasforma in luce
sotto la luminosità del sole, nello stesso modo tamas e rajas si trasformano in
sattwa quando la bhakti fluisce dalla sua dimora alla cavità del cuore.
Anche questo è stato intelligentemente
illustrato nel Ramayana attraverso il meraviglioso esempio di Hanuman. Egli è
il simbolo della salda, pura e impeccabile devozione a Rama. Nel liberare Sita
dalla prigionia di Ravana, egli gioca il ruolo più importante. Senza di lui
Rama non avrebbe potuto riunirsi alla
sua amata Sita. Ha attraversato la terra (prithvi) e i mari (apas) per trovare
Sita che bramava Rama. Con il fuoco (agni) delle sue tapas egli dà Lanka alle
fiamme e, per la prima volta dalla sua prigionia, Sita intravede la speranza di
riunirsi presto a Rama. Le allegorie sono incredibili! Hanuman strappa in due
il suo petto per mostrare ai devoti il Signore Rama lì seduto con la mano di Sita
alzata in segno di benedizione.
”O Agni, guidami sulla retta via”,
un'invocazione nei Veda spiega che agni trasforma il movimento dell’energia e,
bilanciando le due nadi Ida e Pingala, la dirige nel suo giusto percorso. Prima
di ciò, il movimento dell’energia è irregolare, sbilanciato e a volte anche
assente.
Quando l'energia raggiunge manipura,
la sede del tattwa agni, ha due opzioni: tornare a dormire nuovamente avvolta a
spirale come kundalini; oppure perforare il calore di agni e viaggiare verso la
luce che emana dal chakra anahata, dove la coscienza riposa nella cavità del
cuore.
Agni rimodella tutto ciò che con
esso viene in contatto. A volte può modificare completamente l'aspetto, il
tatto, l’odore e il gusto, conferendo (all’oggetto) un nuovo aspetto e forse un
nuovo destino. Esso agisce come un catalizzatore per il cambiamento attraverso
l'alterazione e, spesso, l'annientamento totale. Un nuovo prodotto nasce.
Il fuoco è stato oggetto di
culto sin dal lontano passato. Ha permesso all'uomo di prendere visione delle
forme che lo circondavano. Lo fece rendere conto della propria identità ed
esistenza separata da quella degli altri. In questo senso esso ci introuce al
nostro ego. In “Quattro capitoli sulla libertà” Swami Satyananda afferma che
l'ego avanza con l'uomo fino ai più profondi stati di meditazione. Tracce di
ego si trovano anche nel savikalpa samadhi, lo stadio che precede il nirvikalpa
samadhi. Non sarebbe sbagliato affermare che esso agisce anche come la causa dell'esperienza
di nirvikalpa, o totale distruzione dell'ego. Esso (il fuoco) consuma lo stesso
ego a cui ha dato la luce per creare una nuova forma – quella della
consapevolezza unificata. Dopo questo, il compito di agni è terminato. O, più
appropriatamente, agni si fonde in quel puro splendente Sè che ha il potere di
illuminare se stesso.
continua....
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