Da “Satsangs on
Yoga” Swami Satyasangananda Saraswati, Yoga Publications Trust, Munger L’ashram che non
offre la possibilità di mettere in pratica il karma yoga alle persone che vi
fanno visita, le priva di uno strumento molto importante di auto-evoluzione. Le
azioni eseguite altruisticamente in ashram aiutano a mitigare il proprio karma,
perché qualsiasi cosa tu stai facendo, non la stai facendo per te stesso. Di
fatto non sai per chi stai lavorando. In questo modo non ci sono aspettative.
Se qualcuno ti dice di sbucciare le patate o di andare in clinica a prenderti
cura dei pazienti, tu ci vai. Anche se non ti senti ispirato e non ne hai il
desiderio, il fatto di trovarti in ashram determina comunque che tu ti senta
ben disposto, con la conseguenza di compiere il lavoro nel migliore dei modi.
Non si pensa al premio, si pensa solo a fare il lavoro nel migliore dei modi.
E’ in ashram che si impara l’arte di agire senza aspettativa.Quando si tornerà a casa si potrà fare la stessa cosa. Si potrà
fare qualsiasi cosa nella propria vita con la stessa attitudine. Quando le
azioni vengono compiute in questo modo, si può rompere il circolo vizioso di
causa ed effetto, in questo modo l’effetto collaterale dell’azione compiuta non
ricade su chi ha commesso l’azione, ma è assorbita dalla grazia divina, e di
conseguenza si è assolti dalle sue conseguenze. In questo modo, gradatamente,
lo spessore che ci portiamo dietro, determinato dal nostro karma, e la sua pesantezza
generata dal ciclo di causa ed effetto, diventa sempre più leggero fino a
scomparire del tutto.Di seguito, quando ci si siede a meditare, non appena si
chiudono gli occhi, si potrà volare in alto molto velocemente. Basterà un
minimo sforzo per avere un’esperienza profonda. Altrimenti, tutte le volte che
ci si siede a meditare o si chiudono gli occhi, ogni sorta di immagine,
pensiero, idea, apparirà davanti agli occhi chiusi.Qualche volta capita di diventare molto tristi con crisi di
pianto. Spesso, per nessuna ragione apparente, la mente si agita e la
meditazione viene interrotta. Tutti questi disturbi sono dovuti ai diversi
karma. Se si vuole progredire nella meditazione, bisogna incorporare il karma
yoga nella propria vita. Questo permetterà di progredire molto velocemente
nella meditazione.
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martedì 25 marzo 2014
martedì 11 marzo 2014
“Nessuna paura, né della guerra né della morte”
Da Bhakti Yoga Sagar, volume 5 di Swami
Satyananda Saraswati
Nessuna cultura, nessuna civiltà dovrebbe temere la guerra o
aver paura della morte. Solo i codardi e gli schiavi parlano della non
violenza. La morte è inevitabile. Se morirete in battaglia, otterrete la gloria
ma potrete anche morire ignobilmente in un letto di ospedale a causa del
diabete, della pressione circolatoria o per un attacco di cuore.
Il Signore disse ad Arjuna: “Devi combattere. Se verrai
ucciso, andrai in paradiso. Se vincerai, regnerai su tutto l’impero. Ma devi
combattere!”. Non dovreste parlare di guerra ma non dovreste neanche temere né
guerra né morte. Non c’è ragione di criticare la guerra. Anche se condannate o
criticate la guerra, questa ci sarà sempre. Non chiudete gli occhi davanti
all’inevitabile; il punto di svolta della storia è la guerra. La guerra cambia
le culture, la guerra cambia le civiltà; l’intera polarità cambia. Non abbiate
paura delle guerre perché non le potrete fermare. Neanche i santi possono
fermarla in quanto è la stessa natura che richiede la guerra. E’ solo dopo le
guerre che molte civiltà, religioni, culture e sistemi politici sono stati
buttati nel cestino della carta straccia.
La guerra non è un passo indietro; la guerra è un passo
avanti. Centinaia e migliaia di persone muoiono ma la morte non è una perdita
per l’umanità. Ogni morte paga in tempo i propri dividendi. La morte è
inevitabile, perché quindi morire in ospedale? Muori in battaglia. Se vincerai,
ti godrai una società nuova. Se sarai sconfitto, verrai ucciso e Dio si
prenderà cura di te.
Non posso accettare
questa idea così impotente. Questo è il linguaggio della gente impotente.
La guerra del Mahabharata, la guerra fra Rama e Ravana e anche la prima e la
seconda guerra mondiale hanno avuto luogo perché dovevano accadere. Cosa c’è di
così grande nella morte? E ancora, cosa c’è di così grande nella nascita? Gli
insetti, le zanzare, i cani, i gatti e gli asini nascono così come nascono gli
uomini. Perché cercate di evitare la morte quando è inevitabile? Perché vi
lamentate della morte? Anche i più grandi pensatori e filosofi hanno ceduto
davanti alla morte. La morte non dovrebbe portare dolore. La morte è il romanzo
della vita. Bisogna prendere la morte a braccetto.
Mi sto riferendo in particolar modo agli indiani che tendono
a lamentarsi particolarmente della morte. Quando un lebbroso muore, questo
viene riportato sui giornali ma cosa c’è di veramente così speciale in una
simile morte? Quando un grande guru spirituale muore, si sente sempre il dovere
di riportare la notizia sui giornali.
Dovete avere cura della vostra cultura. Fate dei vostri
figli dei coraggiosi come Hanuman. Recitare l’Hanuman Chalisa vi aiuterà. La cosa ironica è che i bambini
canteranno il nome di Hanuman e saranno pieni di spirito combattivo. Hanuman
significa senza paura, forza nel corpo, mente, intelletto e in molte altre
parti.
Nell’Hanuman Chalisa si
dice:
Vidyaavaana gunee aati
chaatura.
Raama kaaja karibe ko
aatura.
Hanuman è l’erudito, il talentuoso, l’altamente qualificato
e l’esperto. Ed è anche ancora più desideroso di servire Dio.
Sapete qualcosa di lui? Hanuman era uno studente, una
persona erudita. Gunee significa
qualificato, come un ingegnere chimico o elettrico; era straordinariamente
sveglio e intelligente, riusciva a capire prima ancora che qualcuno gli
parlasse. Per questi motivi, Sri Rama, che era un capo eccezionale, fece di
Hanuman il suo segretario personale. Sri Rama chiamava Hanuman chatura shiromani il gioiello della
corona della destrezza. Allora perché una cultura che ha venerato un eroe così
talentuoso e coraggioso è diventata così debole e senza potere? Quando in una
famiglia muore uno storpio, tutti i parenti piangono dal dolore. Io, invece, penserei:”Bene,
è morto e si è liberato. Nella sua prossima vita rinascerà sano e in una
famiglia migliore. La casa in cui ha vissuto era infestata da topi e insetti,
pioveva dentro ed era fatiscente. Nella sua prossima vita troverà una casa più
forte e fatta meglio. Ha lasciato questo posto per un posto migliore”.
La morte è come un cambio di corpo.
Swami Satyananda
Saraswati
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