domenica 13 ottobre 2013

Bhagavad Gita

Lecture given by Swami Satyananda Saraswati
in Denmark on 14th March, 1971.


La “Srimad Bhagavad Gita” è conosciuta come Gita e fa parte del grande poema epico “Mahabharata” che significa “La Grande India”. Per molti secoli, questo libro ha segnato le menti dei pensatori e degli uomini di stato indiani e ha coinvolto non un’ora ma un’intera vita della gente indiana. E’ una filosofia che la mente indiana capisce velocemente.

La Gita inizia in un modo drammatico. 5000 anni fa c’erano due rami della stessa famiglia conosciuti come “i Cinque Fratelli” e “i Cento Fratelli”. Questi ultimi erano le autorità che governavano e che cercavano di ottenere il controllo completo del regno rifiutando di condividerlo con gli altri fratelli. Il problema diventò così grande che entrambe le parti si prepararono per una grande guerra che avrebbe così risolto la questione. Quando arrivò il giorno fatidico, i due eserciti si trovarono sul campo di battaglia uno di fronte all’altro. Il comandante dei “Cento Fratelli” era un potente uomo nobile chiamato Bhishma mentre il comandante dei “Cinque Fratelli” era Arjuna, terzo dei cinque fratelli ma eletto al comando perché conosciuto come il guerriero più valoroso.Il cocchiere del suo carro era Sri Krishna, conosciuto come una delle grandi incarnazioni del Signore.

Quando si parla della Gita, dobbiamo fare riferimento a Krishna perché è colui che ha rivelato la Gita ad Arjuna e fino a quando non si conosce tutta la vita di Krishna, il significato della Gita rimarrà oscuro.
Dalla nascita, Krishna non incontrò altro che ostacoli e sofferenze. Giorno dopo giorno, dovette combattere e scontrarsi con nemici di ogni tipo e nonostante ciò, non ci fu un solo giorno che non rise. Nella mitologia indiana, Krishna viene rappresentato come il ragazzo birichino, il giovane che gioca nei campi con i ragazzi e le ragazze mandriani, come un uomo politico che offre consigli da esperto, il guerriero che combatte in battaglia e come il guru che impartisce lezioni di yoga e altre scienze.

Quando entrambi gli eserciti erano pronti per combattere, il virtuoso Arjuna si lasciò prendere da un grande sconforto e quando realizzò che avrebbe ucciso membri della propria famiglia, decise di rinunciare alla battaglia. Qui è dove ha inizio la Gita e dove Lord Krishna interviene dicendo che un uomo deve affrontare la vita, accettarla e combatterla sotto ogni aspetto. Chi si aspetta una vita confortevole e assoggettata alle proprie necessità, è destinato a soffrire in quanto bisogna accettare la vita così come si presenta e ottenere il meglio che può dare attraverso una filosofia, la conoscenza o la fede.
Ogni uomo si adopera per soddisfare le proprie ambizioni e i propri desideri, infatti quando questo succede è felice ma allo stesso tempo ha anche paura di perdere ciò che ha ottenuto e se non ci riesce, è completamente distrutto. Questo è lo scenario da sul quale si sviluppano tutti i problemi della vita, mentali, psicologici e emotivi e questa è la battaglia eterna che si deve affrontare e combattere dalla nascita alla morte.

I Cinque e i Cento Fratelli stanno a rappresentare le due grandi forze conflittuali che coesistono in ogni individuo. Per far sì che l’individuo progredisca, il conflitto è necessario, senza queste forze opposte non è possibile evolvere. Il confort e il piacere rappresentano la morte in quanto non permettono all’individuo di andare avanti nella propria vita. Le difficoltà e i problemi sono, invece, la forza acceleratrice dell’evoluzione umana. Da qui apprendiamo che bisogna sempre affrontare il conflitto e solo in questo modo l’animo potrà crescere. La conoscenza divina e spirituale arriverà solo a colui che accetterà e capirà la natura del conflitto.

Fra queste due fazioni o forze opposte, c’è Lord Krishna che è il condottiero del carro. Il suo corpo è la biga, il cocchio, lui è l’anima interiore o il guru che può aiutare ogni uomo nel suo conflitto. Krishna non è direttamente coinvolto nella lotta ma sta dietro quella lotta, creando quel conflitto permette alla coscienza individuale di evolversi. Sulla base di questo contesto, dobbiamo comprendere la Gita.

Nella vita umana, una forza deve essere controllata mentre l’altra deve essere espressa. Il conflitto deve essere affrontato con un’aspirazione e un background yogico. L’unica cosa da fare quando si manifesta il conflitto è capirlo e iniziare a praticare yoga.

Lo yoga riguarda l’evoluzione della coscienza individuale dal livello più basso ad un piano più alto.

Lo yoga ha decisamente un inizio e progredisce in base all’evoluzione della coscienza ed esiste un momento in cui lo yoga raggiunge un apice che non è però un punto di arrivo.



Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.