Lecture given by Swami Satyananda Saraswati
in Denmark
on 14th March, 1971.
La “Srimad Bhagavad Gita” è conosciuta come Gita e fa parte del grande poema epico “Mahabharata” che
significa “La Grande
India ”. Per molti secoli, questo libro ha segnato le menti
dei pensatori e degli uomini di stato indiani e ha coinvolto non un’ora ma
un’intera vita della gente indiana. E’ una filosofia che la mente indiana
capisce velocemente.
Quando si parla della Gita, dobbiamo fare riferimento
a Krishna perché è colui che ha
rivelato la Gita
ad Arjuna e fino a quando non si conosce tutta la vita di Krishna, il
significato della Gita rimarrà oscuro.
Dalla nascita, Krishna non
incontrò altro che ostacoli e sofferenze. Giorno dopo giorno, dovette
combattere e scontrarsi con nemici di ogni tipo e nonostante ciò, non ci fu un
solo giorno che non rise. Nella mitologia indiana, Krishna viene rappresentato
come il ragazzo birichino, il giovane che gioca nei campi con i ragazzi e le
ragazze mandriani, come un uomo politico che offre consigli da esperto, il
guerriero che combatte in battaglia e come il guru che impartisce lezioni di
yoga e altre scienze.
Quando entrambi gli eserciti
erano pronti per combattere, il virtuoso Arjuna si lasciò prendere da un grande
sconforto e quando realizzò che avrebbe ucciso membri della propria famiglia,
decise di rinunciare alla battaglia. Qui è dove ha inizio la Gita e dove Lord Krishna
interviene dicendo che un uomo deve affrontare la vita, accettarla e
combatterla sotto ogni aspetto. Chi si aspetta una vita confortevole e
assoggettata alle proprie necessità, è destinato a soffrire in quanto bisogna
accettare la vita così come si presenta e ottenere il meglio che può dare
attraverso una filosofia, la conoscenza o la fede.
Ogni uomo si adopera per
soddisfare le proprie ambizioni e i propri desideri, infatti quando questo
succede è felice ma allo stesso tempo ha anche paura di perdere ciò che ha
ottenuto e se non ci riesce, è completamente distrutto. Questo è lo scenario da
sul quale si sviluppano tutti i problemi della vita, mentali, psicologici e
emotivi e questa è la battaglia eterna che si deve affrontare e combattere dalla
nascita alla morte.
I Cinque e i Cento Fratelli stanno a rappresentare le
due grandi forze conflittuali che
coesistono in ogni individuo. Per far sì che l’individuo progredisca, il
conflitto è necessario, senza queste forze opposte non è possibile evolvere. Il
confort e il piacere rappresentano la morte in quanto non permettono
all’individuo di andare avanti nella propria vita. Le difficoltà e i problemi
sono, invece, la forza acceleratrice dell’evoluzione umana. Da qui apprendiamo
che bisogna sempre affrontare il conflitto e solo in questo modo l’animo potrà
crescere. La conoscenza divina e spirituale arriverà solo a colui che accetterà
e capirà la natura del conflitto.
Fra queste due fazioni o
forze opposte, c’è Lord Krishna che è il condottiero del carro. Il suo corpo è
la biga, il cocchio, lui è l’anima interiore o il guru che può aiutare ogni
uomo nel suo conflitto. Krishna non è direttamente coinvolto nella lotta ma sta
dietro quella lotta, creando quel conflitto permette alla coscienza individuale
di evolversi. Sulla base di questo contesto, dobbiamo comprendere la Gita.
Nella vita umana, una forza deve essere controllata
mentre l’altra deve essere espressa.
Il conflitto deve essere affrontato con un’aspirazione e un background yogico.
L’unica cosa da fare quando si manifesta il conflitto è capirlo e iniziare a
praticare yoga.
Lo yoga riguarda l’evoluzione della coscienza
individuale dal livello più basso ad un piano più alto.
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