sabato 5 ottobre 2013

Mirabai (seconda parte)

dagli insegnamenti di Swami Sivananda Saraswati


Re Akbar
Una volta, il re Akbar e il suo musicista di corte, Tansen, arrivarono a Chitore per ascoltare le canzoni devozionali di Mira. Entrambi entrarono nel tempio e si misero in ascolto di quelle canzoni che scuotevano l’anima.
Akbar rimase così coinvolto che prima di partire, toccò i piedi sacri di Mira e, come offerta, infilò al collo dell’idolo una collana di smeraldi. La notizia arrivò alle orecchie orecchie di Rana che si infuriò e ordinò a Mira di gettarsi nel fiume in quanto aveva disonorato ancora una volta la sua famiglia.

Salvata
Mira obbedì all’ordine del marito e andò al fiume per annegarsi. I nomi Govinda, Giridhari, Gopal rimasero sulla sua bocca. Appena alzò i piedi dal suolo, una mano la afferrò da dietro, si girò e vide il suo amato Krishna. Mira cadde in trance ma dopo pochi minuti aprì gli occhi e vide Lord Krishna sorridere.
Krishna le disse:”Mia cara Mira, la vita con il tuo marito mortale è sorpassata e adesso sei completamente libera. Sii felice, adesso sei mia. Vai subito per le strade di Vrindavan. Cercami lì, figlia mia. Fai presto!”. Poi, Krishna sparì.

Vrindavan
Mira accolse subito la chiamata divina e si avviò immediatamente camminando scalza sulla sabbia bollente del Rajastan. Lungo il viaggio, fu ospitata da donne, bambini e devoti. Raggiunse Vrindavan e trovò il suo suonatore di flauto (ndt: con Flute-bearer si intende Lord Krishna – “The Flute–bearer of Vrindavan) ) .
Ogni giorno mendicava per il cibo e celebrava la divinità nel mandir di Govinda che diventò un famoso luogo di pellegrinaggio. I devoti di Chitore arrivarono a Vrindavan per vederla. Arrivò anche Rana Khumba che si pentì per le sue gesta crudeli. Mira si prostrò davanti a lui.
Mira avrebbe voluto ricevere il darshan di Jivan Gosain, capo dei Vaishnavites di Vrindavan ma lui rifiutò perché non avrebbe mai permesso ad una donna di stare alla sua presenza.
Così Mira rispose:”Tutti sono donne a Vrindavan. Solo Giridhari Gopal è Purusha ma oggi vengo a sapere che c’è un altro Purusha oltre a Krishna”.
Jivan Gosain si vergognò di se stesso e comprese la grandezza di Mira, andò a vederla e le porse i suoi omaggi.

Immortale
La fama di Mira si spinse molto lontano tanto che molte principesse e regine iniziarono ad andare e venire nel luogo dove lei si trovava. Ranis, kumaris e maharanis (**vedi nota) erano già apparse sul palcoscenico del mondo ma erano sparite.
Perché solo la regina di Chitore viene allora  ricordata? E’ a causa della sua bellezza o per le sue capacità poetiche? 
No. E’ a causa della sua rinuncia, della sua devozione unidirezionale nei confronti di Lord Krishna e della sua realizzazione divina. Lei si trovò faccia a faccia con Krishna, parlò al suo amato e mangiò con Lui. Dal profondo del suo cuore, lei suonò la musica della sua anima, la musica del suo amore. Fece esperienza della suprema visione cosmica e vide Krishna negli alberi, nelle pietre, nelle rocce, nei fiori, negli uccelli e in tutti gli esseri. Fino a quando esisterà il nome di Krishna così esisterà il nome di Mira.
E’ estremamente difficile trovare un parallelo con la meravigliosa personalità di Mira, una santa, filosofa, poeta e saggia. La sua vita ha un fascino particolare, è bellezza e meraviglia. Era una principessa ma abbandonò i piaceri del lusso per una vita povera e austera. Anche se era una donna delicata, riuscì ad intraprendere il difficile sentiero dello spirito e si sottopose a diverse prove con un coraggio unico. Mira aveva una forza di volontà unica.
Le canzoni di Mira infondono fede, coraggio, devozione e amore di Dio, sono fonte d’ispirazione per chi si avvia sul sentiero della devozione, generano un brivido meraviglioso e sciolgono i cuori.

Nell’oceano dell’amore
Mira era senza paura, gioiosa, amabile, graziosa ed elegante. Non era interessata all’opinione pubblica o a quello che prescrivevano le scritture, lei non celebrava i rituali devozionali ma ballava nelle strade. Krishna era suo marito, padre, madre, amico, parente e guru.
Il profumo della devozione di Mira si sentiva da molto lontano. Tutti quelli che venivano in contatto con lei erano travolti da un’ondata d’amore. Il suo cuore era un tempio devozionale e il suo volto era il fiore di loto dell’amore divino. C’era gentilezza nella sua espressione, amore nei suoi discorsi, gioia nei suoi gesti, potere nelle sue parole e fervore nelle sue canzoni.
Le canzoni mistiche di Mira erano come un balsamo emolliente per i cuori infranti e i nervi scossi. La dolce musica delle sue canzoni dona un’influenza benigna agli ascoltatori, rimuove la discordia e la disarmonia e coccola nel sonno.
E’ così grande il potere dell’amore espresso nelle sue canzoni che anche i non religiosi e gli atei ne sono profondamente colpiti.
Il nome di Gridhari Gopal era sempre sulle labbra di Mira e anche nei sogni, lei viveva e riponeva il proprio essere in Lord Krishna.
Un simile stato di esaltazione non può essere adeguatamente espresso con le parole.
Mira era immersa nell’oceano dell’amore.

**il termine Rani può essere tradotto genericamente con Regina; con Kumari o Kumari-Devi si intende la tradizione di venerare ragazze pre-adoloscenti come manifestazione dell’energia divina femminile; il titolo Maharani viene attribuito alle mogli dei Maharaja o negli stati dove era possibile, alle donne che governavano.
Qui viene riportata un’interpretazione molto sintetica ma dietro questi termini si celano significati più complessi rappresentativi della vasta cultura e tradizione Hindu.

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