Tratto da “Sannyasa
-Cultivating Spiritual Awareness-“
di Swami Niranjanananda Saraswati
Il 5 dicembre del 2009, il nostro guru, Sri Swami Satyananda
Saraswati, è entrato in mahasamadhi.
Il 2 dicembre si era appena conclusa la cerimonia di Yoga Purnima
dove Sri Swamiji aveva detto che stava ancora aspettando il suo biglietto di
ritorno e che non se ne sarebbe andato fino a quando non gli fosse stato
garantito.
Tre giorni dopo, alle 10.30 di notte, chiamò Swami Satsangi
e disse: “Ho ottenuto il mio biglietto di ritorno e andrò via oggi”. Quando gli
fu chiesto di essere più preciso sulla data, Swamiji rispose:”Ora”.
Swami Satsangi lo raggiunse a casa e lo vide seduto in
meditazione. Ad un certo punto, lo vide unire le mani in preghiera e dire:
“Dio, io sono pronto. Prendimi.” Dopo di che, Swamiji bevve alcuni sorsi di
acqua del Gange, mise delle foglie di
tulsi in bocca, si abbandonò sempre di più alla meditazione e lasciò il suo
corpo recitando l’Om.
Ancora una volta, Sri Swamiji ci ha impartito una lezione
insegnandoci come morire in un modo
yogico in quanto, per lui, la morte era al pari della celebrazione della vita.
Prima di ritirare tutto il prana e lasciare il corpo, emise
un suono con la bocca, un suono che si fa solitamente durante i matrimoni nel
Bengala e anche in alcune tribù aborigene. La lingua colpisce velocemente e
ripetutamente il palato superiore e genera il suono ulu-ulu-ulu. In Bengala,
questa usanza viene appunto chiamata
“fare ulu” e significa che sta per aver
luogo l’unione fra due persone. Sri Swamiji fece questo suono proprio prima di
lasciare il suo corpo per indicare che la sua anima si stava per congiungere con l’Anima
Superiore.
Leggiamo di yogi, rishi e siddha in grado di rinunciare al
loro prana con la volontà ma ad oggi lo abbiamo solo sentito, nessuno li ha
realmente visti. Sri Swamiji ci ha invece fornito la prova che quello che è
stato scritto nelle pagine di storia è vero ma naturalmente, per lui, non è
stato così difficile in quanto era proprio una persona fuori dal comune.
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