domenica 3 marzo 2013

Sulla strada dell’evoluzione (2) Evolversi


Evoluzione significa “movimento ordinato ad un fine”.
Quindi evolversi significa muoversi per raggiungere un fine; e questo fine può essere di natura fisica, psichica o spirituale.
Con questo termine – evoluzione, evolversi, evoluzionismo – si riempiono la bocca, e le tasche, numerose scuole, maestri, movimenti; ma di fatto, io penso, non esista un metodo per evolversi o, meglio per accelerare l’evoluzione: sarebbe come dire ad un ragazzino “ti insegno un metodo per crescere più in fretta di tutti gli altri tuoi compagni”.
Non penso che questo sia possibile e, quand’anche lo fosse, sarebbe un movimento di breve durata in quanto tutti gli altri ragazzini si impegnerebbero a conoscere ed utilizzare lo stesso metodo per non restare indietro.
Il segreto, iniziatico e non, frapposto dalle scuole, maestri e movimenti di cui sopra, è poco efficace sia perché spesso copre segreti di Pulcinella, mirati a spillare soldi ai gonzi, sia perché in un periodo dominato dalla rete e dalla comunicazione globale è praticamente impossibile mantenere un segreto.
Cerchiamo quindi di parlare seriamente e concretamente di questo “movimento ordinato ad un fine” partendo dal detto esoterico “come sopra così è sotto” o, se preferite, “ciò che è dentro di me è anche fuori di me e ciò che non è dentro di me non è nemmeno fuori di me”.
Intanto domandiamoci: esiste un movimento ordinato ad un fine?
Lasciamo perdere tutti i movimenti politici, religiosi, materiali, spirituali e puntiamo in alto.
La creazione è sicuramente un movimento ordinato ad un fine e la teoria evoluzionistica messa a punto nel 19° secolo è un prezioso punto di riferimento.
La teoria evoluzionista ci dice che” è in atto un continuo passaggio della materia da stati di maggiore omogeneità ed indeterminatezza a stati di sempre maggiore eterogeneità e defìnitezza, onde dalla nebulosa primitiva, si sarebbero successivamente generate tutte le forme della realtà, prima inorganica e poi organica” (fonte Enciclopedia Treccani).
Nella filosofia Samkya troviamo il concetto di “tattwa”- elemento – che ben si adatta a quanto detto sopra: gli elementi (terra, acqua, fuoco, aria, etere) altro non sono che forme diverse di aggregazione molecolare che passano dal solido, al liquido, al fumoso per arrivare infine all’eterico.
Se guardiamo all’evoluzione del nostro pianeta e di quanto in esso contenuto, osserviamo che questi cinque elementi, diversamente combinandosi e reagendo, hanno dato vita al regno minerale, al regno vegetale, al regno animale, ed all’uomo.
E vediamo ancora che quest’uomo, grazie ad un processo naturale e spontaneo, si è evoluto da essere primitivo, brutale, molto vicino all’animale, ad  essere sempre più sofisticato e complesso.
Quello che siamo oggi non è dovuto a tecniche segrete, possesso di pochi adepti, ma ad un processo evolutivo che non appartiene all’umano ma al divino.
Esiste Dio? Non esiste Dio? Non è questo il problema: sicuramente c’è un piano, un progetto che vuole portarci da esseri animali ad esseri divini, eterici.
Se prima eravamo simili alla terra, oggi siamo più simili all’etere; e se ci guardiamo intorno vediamo che, ancora fra noi, ci sono esseri molto simili alla terra, brutali ed ottusi, ed esseri molto simili agli angeli, gentili, eterei, privi quasi di corpo.  
Fra questi due estremi – sempre sul piano umano - c’è tutta una serie di livelli evolutivi che fanno del genere umano un gruppo variegato, complesso e non omogeneo.
Nella Taittiriya Upanishad – 3°Bhrgu-valli, secondo anuvaka – è scritto: dall’alimento nascono gli esseri, mediante l’alimento una volta che sono nati vivono, nell’alimento rientrano allorchè trapassano.
Questo è un altro interessante spunto di riflessione sulla strada dell’evoluzione che svilupperemo nel prossimo intervento.
Hari Om
Swami Virananda
1.03.013


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